Sloggiata la DOMI ma pende indagine della DDA

Scuola Elementare: sgoberata la DOMI ma un'inchiesta della DDA...

Reca il protocollo nr. 0022445 di oggi, 9 settembre 2020, l’ordinanza di sgombero dei locali scolastici della scuola elementare “Giovanni XXIII” che, nel 2012, il Consiglio di Circolo su richiesta della Giunta Comunale capeggiata dal sindaco Rocco LA VALLE, acriticamente ed illegittimamente aveva concesso gratuitamente all’Associazione DOMI FS.

Una vicenda che aveva portato chi scive a presentare una prima denuncia all’Autorità Giudiziaria, stranamente finita archiviata senza che alcuna notizia fosse stata fornita al denunciante che pure l’aveva espressamente richiesto ma che non impedì la presentazione di un’ennesima denuncia, con l’apertura di un procedimento penale R.G.N.R. noti n. 1481/2015 con sei persone indagate e, successivamente, passato alla competenza della locale DDA.

A distanza di 8 anni, il nuovo quadro dirigente dell’Ufficio Tecnico ordina alla DOMI lo sgombero dei locali e pur con un ragionamento lessicale tortuoso e impervio, nell’improbabile e vano tentativo di salvare il salvabile, afferma quanto messo nero su bianco nelle due denunce, nel frattempo diventate tre poichè l’arroganza e l’ignoranza grassa di quella sciagurata stagione politica, aveva poi deciso, nel 2016, di concedere in uso i locali del Liceo “L. Nostro” al “Museo del Mare”.

Il neo dirigente scopre La Valle

La neo Dirigente dell’Ufficio Tecnico è chiara: il comma 3 dell’art. 826 del codice civile afferma che tale immobile (o porzione d’immobile) appartiene al patrimonio indisponibile dell’Ente che ne è proprietario, e la destinazione specifica dello stesso immobile (scuola) non consente di concederla in uso per tempi prolungati.

Lo fa, con ogni evidenza, nel tentativo di salvaguardare un quadro politico di cui l’Amministrazione Comunale è la naturale appendice. Ed, infatti, non cita che l’art. 96, comma 4, del D.Lgs 297/1994 stabilisce che “…Gli edifici e le attrezzature scolastiche possono essere utilizzati fuori dell’orario del servizio scolastico per attività che realizzino la funzione della scuola come centro di promozione culturale, sociale e civile”… Ergo, non poteva essere data in concessione! E per chi ancora non fosse convinto, continui a leggere lo stesso articolo del Decreto Legislativo dove si afferma: Le autorizzazioni sono trasmesse di volta in volta, per iscritto, agli interessati che hanno inoltrato formale istanza e devono stabilire le modalità dell’uso e le conseguenti responsabilità in ordine alla sicurezza, all’igiene ed alla salvaguardia del patrimonio” (comma 5) ed, inoltre che “…Nell’ambito delle strutture scolastiche, in orari non dedicati all’attività istituzionale o nel periodo estivo, possono essere attuate, a norma dell’articolo 1 della legge 19 luglio 1991 n. 216, iniziative volte a tutelare e favorire la crescita, la maturazione individuale e la socializzazione della persona di età minore al fine di fronteggiare il rischio di coinvolgimento dei minori in attività criminose” (comma 6). Dunque le autorizzazioni all’uso devono essere limitate temporalmente e richieste di volta in volta e fuori dagli orari destinati alle attività istituzionali.

La resa dei conti

Tuttavia è interessante non solo il fatto che la Procura Distrettuale Antimafia abbia avocato a sé il fascicolo (contenente già atti ulteriori rispetto alla sola particolareggiata denuncia) con già sei persone iscritte a mod. 21 ma il fatto che, tralasciando tutti Partiti (che le inchieste dicono avere quote sociali nella gestione della cosa pubblica), le Associazioni che si occupano di minori solo oggi si stracciano le vesti pronte a rivendicare una vittoria amara per quei bambini costretti fino ad oggi a vivere, e rischiare, una pericolosa promiscuità.

la lunga sequela:


09/09/2020

antonio morabito

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