Io speriamo che me la cavo… La vicenda Do.Mi. – Scuola Elementare finisce in Procura ma non smette di stupire

Ve lo ricordate il maestro D’Orta, quello di “io speriamo che me la cavo”? Si, proprio lui, quello che ha fatto fortuna facendo raccontare, dai piccoli protagonisti, i disagi quotidiani di una realtà difficile, come quella napoletana, di una scuola difficile. Anzi di una scuola “sgarrupata”, come la definì uno dei protagonisti.

Sgarrupata come la scuola dei nostri piccoli. Sgarrupata nella struttura organizzativa prima ancora che nell’edificato, attorniata da arrampicatori sociali dalla storia eloquente ed affaristi che le ruotano intorno come avvoltoi.

Abbiamo denunciato l’incomprensibiltà della scelta di limitare il diritto allo studio dei bambini per far spazio ad iniziative di dubbia legittimità.Adesso ne comprendiamo benissimo il senso.

La scuola non poteva e non può essere concessa alla “Associazione Do.Mi.” né per fare corsi di formazione (?) nè per fare alcunché. A dirlo non è un gruppo di genitori integralisti ma l’art. 96 del Decreto legislativo 16.04.1994 n° 297 , G.U. 19.05.1994 e ss.mm.ii., il quale, al comma 1, stabilisce che “Per lo svolgimento delle attività rientranti nelle loro attribuzioni, è consentito alle regioni ed agli enti locali territoriali l’uso dei locali e delle attrezzature delle scuole e degli istituti scolastici dipendenti dal Ministero della pubblica istruzione, secondo i criteri generali deliberati dai consigli scolastici provinciali ai sensi della lettera f) dell’articolo 22”.

Art. 22, lettera f) che stabilisce che è il Consiglio Scolastico Provinciale a determinare ” i criteri generali per l’utilizzazione, al di fuori dell’orario scolastico, dei locali e delle attrezzature delle scuole ed esprime al provveditore agli studi parere in ordine al piano di utilizzazione degli edifici e locali scolastici disponibili;”

A parte il divieto che costituisce già una violazione di legge, che competenza aveva il Consiglio di Circolo a deliberare in materia, senza prendere atto delle disposizioni regolamentari del Consiglio Scolastico Provinciale? Ed è mai possibile, anzi plausibile, che il Direttore del Circolo Didattico non sapesse tutto questo?

Se così fosse ci troveremmo davvero di fronte ad una scuola “sgarrupata” e caratterizzata dall’inadeguatezza di chi ricopre ruoli di responsabilità. Ma almeno resterebbe il dubbio che non ci sia stata malafede. Dubbio che potrebbe essere dissolto, con un’autonoma revoca di quella scellerata decisione e che attenuerebbe le responsabilità che la magistratura è già stata formalmente chiamata ad accertare.

A violazione si aggiunge violazione, a incompetenza altra incompetenza e quindi superficialità, inadeguatezza, pressapochismo, almeno finchè non verrà accertata qualcosa di più. Perchè persino la Giunta Comunale, con una celerità inedita, si è arrogata il potere di “concessione” espropriandolo al Consiglio Comunale. E perchè mai l’avrà fatto?

Secondo il Testo Unico sugli Enti locali, infatti, ai sensi dell’art. 42, lettera l), in tema di patrimonio immobiliare, spetta al Consiglio Comunale l’approvazione degli schemi di convenzione.

Una coincidenza è poca, due sono troppe! Eppure, non basta, perchè nonostante questi “orrori”, il Comune si è pure sostituito alla “parte” che si era impegnata a realizzare i lavori in cambio della concessione, ed ha realizzato alcuni dei lavori. E lo ha fatto con una celerità inspiegabile, costringendo i bambini ad attraversare un “cantiere aperto”, pur di consentire l’inaugurazione, in pompa magna, della nuova Sede Formativa della Associazione Onlus “Do.Mi. FS”, il cui Direttore Tecnico, evidentemente irritato dalle “attenzioni” di “Benvenuti a Sud” e del “Gruppo Misto”, ha pensato bene – con la complicità di un suo partner della ristorazione – di fare una sorpresa al Capogruppo del Partito Democratico Totò Calabrò.

Il quadro, così come delineato, non è solo allarmante ma estremamente pericoloso, anche alla luce di altre vicende che vedono protagoniste alcune tra le più alte cariche istituzionali della Regione Calabria, di cui non esiteremo a chiedere le dimissioni una volta che verranno verificati i fatti.

Nel mezzo la capacità del Consiglio di Circolo di dimostrare, con la revoca della propria delibera, che non vi fosse malafede e che gli errori, sono fatti per essere corretti.

Rimanete in ascolto!

4 Risposte a “Io speriamo che me la cavo… La vicenda Do.Mi. – Scuola Elementare finisce in Procura ma non smette di stupire”

  1. Potrei, anonimamente, essere d’accordo con tutti voi se non per una cosa. La Procura ha i suoi tempi. Tempi in cui, voui la mole di lavoro, vuoi la delicatezza di un’indagine, l’attuale amministrazione sarà già in “pensione” a danni fatti, la gente si sarà dimenticata di tutto e chi ha in utilizzo i locali lo avrà legittimamanete fatto con buona pace dei bimbi in transito nel cortile. Perchè invece nessuno, dicasi nessuno, visto che alla base di tutto c’è un atto amministrativo illegittimo dato che la convenzione fatta non si poteva fare per tutto quello che avete appena scritto e che, da quello che dite, una successiva serie di lavori effettuati con fondi pubblici che porterebbero un probabile danno erariale alle casse comunali, fatto un ricorso per sospensiva d’urgenza, di quella convenzione, al TAR visto che il danno immediato era quello alle “stremate” casse comunali? Eppure, mi pare che di avvocati all’opposizione ce ne siano no? Sapete queste ‘osine ‘osì io ‘he son fiorentino le ho di ben viste farle a Pisa ‘he la mattina si andava ad abbaiare al nemi’o e la sera la si passava a magiare assieme ‘ome i ladri di Pisa per l’appunto.

  2. Caro il mio anonimo pisano, pare che tu abbia poche idee ma molto ben confuse. Intanto confondi la minoranza consiliare con il dissenso sociale, laico e civile di “Benvenuti al Sud”. Se la minoranza va a cena (immagino non indicherai le persone, visto che – legittimamente – ti esprimi anonimamente) con la maggioranza è un problema che appartiene a loro e forse questa città, giusto perchè impari a a scegliere i propri rappresentanti. Poi il dato è che essenso incompetente l’organo che ha emanato l’atto, esso deve intendersi come inesistente. Se qualcuno vuole utilizzarlo lo faccia. Se per ogni atto illegittimo si dovesse fare ricorso al TAR, dovremmo fare un mutuo ottantennale viste le “castronerie” di questa amministrazione. Su una cosa hai ragione però: la giustizia è lenta ma ci consola il fatto che sia anche inesorabile. Dovremo aspettare ed aspetteremo, noi non abbiamo fretta. A meno che tu non abbia voluto suggerire che ci siano soggetti istituzionali che fanno da scudo a queste illegittimità, la qual cosa sarebbe preoccupante. Oppure dietro il tuo “anonimato” si cela un compartecipe della “grande abbuffata”, consapevole di avere avuta garantita l’impunità. Non ci lasciare nel dubbio, spiegaci. E visto che siamo in tema di “detti”, “proverbi” e “tiritere”, ne vogliamo ricordare una proprio sui pisani: meglio un morto in casa che un pisano sull’uscio. grazie cmq del tuo commento e grazie ai tanti che frequentano questo blog e stanno contribuendo a segnarne un inaspettato grandioso successo!

  3. Leggo i due commenti e, a parte le provocazioni che ritengo inutili, mi chiedo se l’atto alla base di tutto è emesso da chi non aveva titolo ad emetterlo chi è titolato ad annullarlo? E l’opposizione come chiede consigli comunali per annullare le delibere sul parco dei falchi non potrebbe fare lo stesso per annullare in consiglio l’abusiva convenzione addebitandone i risarcimenti dei danni a chi ha commesso delle illegittimità? Perché se c’è uno che dalla convenzione trae beneficio è pur vero che qualcuno la ha firmata no?

  4. Se un funzionario dell’Agenzia delle Entrate emette un ordine di custodia cautelare in carcere, chi è titolato ad annullarlo?
    Nessuno, perchè l’atto è inefficace!
    Se lo emette un magistrato ma fuori dai presupposti per cui è previsto, l’atto è eseguibile ma un altro giudice potrà annullarlo.
    L’esempio è paradossale ma fornisce l’idea. La delibera del “Parco dei Falchi” è stata prodotta dall’organo competente, anche se in violazione di legge e quindi poteva essere revocata, in autotutela, dallo stesso organo emittente. Non avendolo fatto, quella delibera verrà ora annullata da un altro giudice!

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