IL CASO SCUOLA DEL MODELLO REGGIO: GRANDI ABBUFFATE, PIANOBAR E TORRONCINI DEL PRESIDENTE.

In principio fu il pianobar. E la cosa ebbe (ed ancora ha) vasta eco, al punto che autorevoli periodici hanno ripreso e rilanciato la stessa vicenda, facendo a pezzi l’immagine di quei tre amministratori i cui nomi, “benvenuti a sud”, aveva tratto dagli stessi documenti ufficiali pubblicati sul sito istituzionale dell’Ente. (clicca per leggere l’articolo)

Quella vicenda colpì più che da un punto di vista economico da un punto di vista morale. Ed ancora di più colpirono i circa 12.000,00 euro scialacquati in pranzi e cene da”LaValle&Co” e benedetti dall’Assessore alle Finanze, Antonio MESSINA. (Clicca per leggere l’articolo).

L'Assessore leggero Antonio Messina
L’Assessore leggero Antonio Messina

Soldi pubblici utilizzati con grande disinvoltura e liquidati con grande leggerezza sotto la supervisione del Vicesindaco e Assessore alle Finanze che non esitò, nell’aula del Consiglio Comunale, a difendere quelle scelte, invitando il Segretario Comunale a trasmettere tutti gli atti alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei Conti.

Evidentemente non lo ha fatto, il Segretario, ed allora è opportuno che qualcuno lo faccia al posto suo.

La procedura per la liquidazione di quelle fatture, infatti, lascia più di qualche dubbio. L’aver trattato quel debito con procedura normale, in assenza degli atti presupposti, invece di seguire la procedura per il riconoscimento di debiti fuori bilancio, induce a ritenere che sia necessario ogni approfondimento.

Dopo quella denuncia di “BenvenutiaSud”, seguì, ovviamente senza che vi fossero legami tra le due cose, il “caso Fiorito” che portò all’autoscioglimento della regione Lazio ed a seguire, lo scandalo della Regione Lombardia, fino ai giorni nostri, con l’inchiesta portata avanti dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e che riguarderebbe la Regione Calabria dove, secondo quanto si apprende dai giornali, ben 10 Consiglieri Regionali, sono accusati – così affermano accreditate fonti giornalistiche – di avere abusato dei fondi pubblici destinati all’attività politica dei Gruppi Consiliari.

Com’è noto, i bilanci e l’attività dei “Gruppi Consiliari” della Regione, appartengono al Consiglio Regionale e, quindi, di competenza dell’Ufficio di Presidenza e degli altri organi di autogoverno dell’Assemblea legislativa calabrese.

Allora stupisce che il Presidente TALARICO abbia permesso che il Capo dell’Esecutivo Regionale, il Presidente SCOPELLITI, abbia convocato ad horas, una conferenza stampa, sostituendosi a TALARICO per dare una chiave di lettura, peraltro poco attendibile, diretta a minimizzare l’accaduto.

TARSU, Detersivi e persino i Torroncini firmati “Gruppo Scopelliti Presidente” tra le fatture e gli scontrini in mano agli inquirenti, mentre il Presidente dell’Assemblea Legislativa, TALARICO, intervistato da “il fatto quotidiano” sembra anche lui “cadere dalle nubi”.

TALARICO non doveva giustificare nulla dei comportamenti dei suoi colleghi. Avrebbe dovuto, semplicemente, fare i nomi dei responsabili ed invitarli a dimettersi.

Invece, di fronte ad un TALARICO confuso, smarrito, consapevole che le tracce di “marmellata” sono troppo evidenti, anche il giornalista si arrende, perché infierire sarebbe come “sparare sulla Croce Rossa”. Capisce che TALARICO non è in grado di rispondere perché – come nei film americani – ogni cosa potrebbe essere utilizzata contro di lui. Soprattutto, contro di lui potrà essere utilizzato il mancato controllo dei bilanci, il mancato richiamo a comportamenti sobri e rigorosi.

Lo stesso rigore che è stato chiesto agli italiani, lo stesso che viene chiesto ai calabresi, ai reggini ancora di più. Ed anche ai villesi, costretti a pagare per manifestazioni di “regime”, prive di significato, specie in un momento in cui i “palazzi istituzionali” sono costantemente presidiati da gente che patisce uno stato di difficoltà che è già oltre l’indigenza.

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