QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DELLE VARIANTI URBANISTICHE (1)

C’è un legame tra l’ordine del giorno del Consiglio Comunale del 3 giugno, che avrebbe dovuto licenziare la pratica SUAP della Ditta “Boccaccio2” e la sentenza del TAR, del 7 giugno successivo, che ha annullato la delibera comunale con cui si concedeva una variante urbanistica in favore della Ditta ECO srl ?

IMPEDIRE LA DESERTIFICAZIONE ?
IMPEDIRE LA DESERTIFICAZIONE ?

Evidentemente no! Ma è comunque una strana coincidenza che una pratica, più che dormiente archiviata e con sentenza definitiva, venga di colpo e così celermente riesumata. Tanto celermente che la commissione territorio si riuniva senza avere il carteggio completo.

Superficialità, approssimazione. Fatti che a tal punto indurrebbero a pensare ci siano stati anche nella pratica ECO srl, la cui delibera è stata annullata con una sentenza depositata dal TAR appena 4 giorni dopo quel 3 giugno.

Certo, disorganizzazione. Grave ma solo disorganizzazione. In pratica il Comune non conosce la normativa sullo “Sportello Unico” pur avendo, il sindaco, chiamato un esperto. E non ha, sempre il Comune, un archivio. Né storico, né di deposito e tantomeno corrente, come prevede la legislazione italiana, altrimenti la sentenza della Ditta “Boccaccio2” si sarebbe rinvenuta nell’unico fascicolo custodito in archivio. Non può che essere così.

Certo, i titolari della Ditta che hanno sollecitato l’adozione di un provvedimento, almeno loro, avrebbero dovuto ricordarsi di avere ricevuto un rigetto, di avere fatto ricorso al TAR e di avere perso e che, pertanto, al di la delle eventuali responsabilità, avrebbe costituito un atto di grave scorrettezza il sollecitare un provvedimento che era stato già archiviato col rigetto.

E se l’istanza l’avesse redatta il legale per loro conto, e magari è lo stesso legale che li ha patrocinati di fronte al TAR… possibile che anche lui non si sia ricordato che quella istanza sarebbe risultata improponibile? Certo, possibile. Anzi possibilissimo. Ma strano, molto strano e soprattutto enormemente censurabile.

D’altro canto, però, stiamo parlando di una classe politica assolutamente orientata allo sviluppo e che ha dimostrato di voler favorire, in ogni modo, l’impresa. Di qualunque colore essa fosse.

Sicché la smettano, questi “comunisti”, sempre pronti a dire “no” a tutto; sempre pronti ad evocare chissà quali trame ordite per favorire questo o quello e di invocare interventi massicci della magistratura. Gli errori sono stati commessi equamente, a dimostrazione che non si voleva favorire nessuno.

SULLA VIA PER DAMASCO
SULLA VIA PER DAMASCO

Si, è vero, La Valle nel 2007 fu strenuo oppositore di quelle varianti urbanistiche, tanto da concorrere alla decisione di rigettarle. Tutte. Nonostante su lui, probabilmente, incombesse il dovere d’astensione per conflitto d’interesse riconducibile a suoi parenti.

Eppure quella convinzione forte, radicata, non mutò nemmeno quando, nel 2009, contribuì all’autoscioglimento del consiglio comunale per impedire – come scrisse il suo partito – “scorribande speculative e frenare un affarismo senza regole”.

Un La Valle granitico sulla necessità di “frenare” ogni tipo di affarismo, al punto di inaugurare, insieme ad altri, un percorso civico che portasse la città fuori dalla palude del commissariamento, anche a costo di doversi scontrare con il vertice provinciale di Forza Italia che, in quel frangente, andava verso il “PDL”.

Poi, di colpo, alla vigilia della presentazione delle liste, mutò idea su tutto. Pure sui compagni di viaggio (che fino ad un secondo prima aveva avversato, concorrendo irremovibilmente alla decisione di porre fine alla loro esperienza amministrativa) ed imbarcandoli nella “gioiosa macchina da guerra” che oggi governa la città.

Folgorato sulla via per Damasco, La Valle, fermo assertore dell’assenza di un ben individuato interesse pubblico su quelle varianti urbanistiche, di fronte ad una sentenza del TAR, che nulla di nuovo diceva rispetto ai contenuti originari, una volta sindaco diventava fermo assertore della necessità di adottare la variante e strenuo difensore di quella decisione.

Una decisione ponderata, frutto di accurata riflessione, giunta dopo attente analisi ed approfondimenti e soprattutto a tutela della città. Come ampiamente ha dimostrato il TAR di Reggio Calabria che ha letteralmente demolito quella delibera comunale, offrendo uno spaccato impietoso del modo approssimativo e superficiale con il quale era stata edificata. E che adesso merita di essere ricostruita con minuziosa accuratezza documentale.

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