Varianti urbanistiche: pasticcio o dolo La Valle trovi ilcoraggio di assumersi la responsabilità!

STRAORDINARIO
DOCUMENTO

  Dopo i rilevanti fatti accaduti, La Valle non può continuare a trincerarsi dietro un silenzio che rende ancora più misteriose ed opache attività pubbliche che non solo per legge, ma per atto di civiltà, dovrebbero essere caratterizzate da trasparenza e pubblicità.

la commissione
la commissione

Quanto accaduto lunedì 3 giugno, quando il presidente della commissione territorio ha provato a nascondere il vero all’Assemblea, non è affatto un episodio isolato. Quella sentenza letta goffamente dimostrava che quel punto all’ordine del giorno era stata una forzatura che avrebbe potuto avere gravi ripercussioni e perciò non potrà essere liquidata, come ha tentato di fare La Valle, con una semplice generica attribuzione di responsabilità a carico degli uffici che avrebbero istruito la pratica presentata alla Civica Assemblea.

Ma quand’anche la responsabilità fosse realmente addebitabile agli uffici, questo amplificherebbe, invece di lenire, le responsabilità politiche in capo a La Valle ed alla sua maggioranza.

Ciò proprio per il continuo ripetersi di irregolarità nella predisposizione degli atti istruttori e documentali a corredo delle proposte deliberative sottoposte all’esame del Consiglio, sulle quali non vi è stata mai alcuna attività non tanto di carattere sanzionatorio ma nemmeno di carattere conoscitivo, nonostante tali irregolarità incidano in modo dirompente sull’attività amministrativa.

scogliopiloneAllora è venuto il momento che Rocco La Valle smetta la maschera della vittima e cominci ad assumersi le responsabilità che su di lui incombono. Sia che si tratti di attività volute o di fatti addebitabili a cattiva gestione, perché questo è quello che viene richiesto alle istituzioni, su cui incombe l’onere del rispetto delle leggi ma anche quello della serietà di comportamenti.

La Valle, poi, era perfettamente consapevole che la vicenda delle varianti urbanistiche avrebbe costituito un punto di non ritorno nel rapporto con la città. Sulla vicenda della pratica “Boccaccio2” ha giocato d’astuzia ed ha perso. Su quella del “parco dei falchi”, annullata dal Tar, sapeva bene che sarebbe stata la “pietra angolare” che avrebbe squarciato il suo rapporto con la città.

Non poteva far finta, La Valle (che di quella vicenda fu tra i protagonisti), di non sapere che su quel tema un’esperienza politica si era conclusa tragicamente. Il suo stesso partito, all’epoca, aveva giustificato quelle dimissioni di massa con la necessità di – testualmente – “impedire scorribande speculative e frenare un affarismo senza regole”. (Clicca per scaricare l’articolo)

Era naturale che chi quella vicenda politica l’ha vissuta in modo doloroso, avrebbe continuato a resistere per difendere la propria coerenza e per dimostrare, anche a quanti hanno avuto momenti di “sbandamento”, che i principi vanno oltre le persone e vanno difesi anche a costo del sacrificio della stessa vita.

Cado dalle nubi 2
Il sindaco

Chiunque abbia pensato il contrario, ora sa di essersi sbagliato. La Valle compreso! Il quale deve farsi una ragione che la spietata disamina dei Giudici che hanno demolito quella delibera, costruita così maldestramente da rendere difficoltoso il pensiero che possa essere solo figlia dell’approssimazione (aprendo ad una chiave di lettura inquietante che va oltre i pur gravi difetti riscontrati in punto di diritto) e che suggerisce come sia giunto il momento di riaprire il capitolo legato a quel “post-dimissioni”.

Tanto più che quei difetti acclarati dal TAR (come dimostra il filmato) erano stati più e più volte segnalati, anche attraverso una richiesta di revoca di quella delibera. Che La Valle ha disatteso e respinto con veemenza, strumentalmente avvalendosi di ogni artifizio, impedendo il dibattito e scappando dall’aula per evitare la verbalizzazione. Revoca sulla quale, dopo la sentenza del TAR, ora pesa come un macigno anche la disattenzione con la quale la Prefettura di Reggio Calabria, investita di certe condotte, ha affrontato la situazione.

 

Ancora di più pesa che con l’attribuzione di un incarico legale per la costituzione in giudizio del Comune, per difendere quella delibera, La Valle sia andato oltre la tuteladell’interesse pubblico che egli era chiamato arappresentare.

E poi quale? Quello all’occupazione? Sarebbe bastato inserire in delibera delle garanzie e invece non l’ha fatto. Ha licenziato un provvedimento pessimo e che non curava gli interessi della città.

E se quei posti di lavoro promessi non fossero stati creati (ipotesi più che probabile)? E se quella struttura turistica non fosse mai stata realizzata?

Nessuna garanzia, nessun vincolo. E di fronte alla legittimità delle contestazioni (ora solennemente contenute in sentenza), non solo la maggioranza non si è fatta sfiorare dai dubbi, ma il Sindaco ha preteso di difendere in giudizio quel provvedimento.

E allora quale interesse pubblico stava difendendo, in giudizio, il Sindaco? E, forse, è per difendere l’interesse pubblico che invece di controllare le procedure amministrative, La Valle e la sua maggioranza si sono appassionati a sopralluoghi collinari (anch’essi illegittimi), con l’assenza dell’assessore Siclari per ragioni che si evincono dallo stesso verbale? (Clicca per scaricare il verbale)

Naturalmente La Valle era liberissimo di disporre che l’Ente si costituisse per difendere quell’iniziativa amministrativa. Adesso però non può sperare di potersi sottrarre dalle conseguenti responsabilità, di una vicenda il cui percorso, oggi più di ieri, è costellato pesantemente dallo spettro di conflitti di interesse, di cui nei prossimi giorni ci occuperemo con dovizia di particolari.

To be continued ————>

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