RAPPORTI OSCURI ANCORA TUTTI DA CHIARIRE (1)

Cado dalle nubi 2
Il sindaco

Un inconfondibile tanfo pervade la città virtuale. Sono i “Lanzichenecchi” assoldati da un potere farlocco e ormai smascherato, che diceva di voler cambiare la città e l’ha cambiata realmente, in peggio. Un potere che ama i pianobar, che ha speso 12.000 euro in pranzi e cene per spupazzare “boiardi di stato”, proiettando ad un popolo in stato d’indigenza l’ologramma di un’opera che avrebbe dovuto far debordare il benessere, l’occupazione.

Loro compito è quello di diffondere melma. Mercenari per necessità e natura, cincischiano della grandezza del padrone che getterà loro, forse, a fine serata, un osso già spolpato.

Mentre una nuova classe politica, rimasta una promessa anche dopo avere governato nel modo peggiore possibile, cresce. Confusa al punto da considerare il cambio di una lampadina un’opera strategica per il rilancio del sistema produttivo, spavalda e piena di sé, mente anche a se stessa, pur di non ammettere che dietro i sorrisi ammiccanti, si nasconde una città che cinicamente ha già scritto la parola fine.

Nel mezzo ci sono i danni provocati: Variante di Cannitello, lungomare? Poca cosa di fronte al pericolo di disastro che come una spada di Damocle pende sulla testa degli abitanti di Piale.

le gallerie di piale
le gallerie di piale

Le nuove gallerie sono l’ultimo regalo del Ponte che non si farà. La scelta di quel tracciato nasce proprio dalla necessità di garantire l’opera Omnia, per la quale erano pronti importanti investitori stranieri. Più che stranieri: alieni!

La questione, come più volte detto da queste pagine, riguarda tutta la città perché è una vicenda che attiene all’integrità territoriale e le cui responsabilità vanno ricondotte ai legittimi titolari. Anche a costo, come sta avvenendo, di attirarsi l’ira dei “Lanzichenecchi”, e le minacce, ormai non solo più velate.

Correva la primavera del 2011 quando Piale, impaurita dagli scricchiolii delle pareti e dai rumori sottostanti, decideva di svegliarsi e chiedere conto.

A danni ormai evidenti, il 6 maggio 2011, anche sulla scorta di segnalazioni istituzionali, il Sindaco sottoscriveva l’ordinanza di sospensione dei lavori, convenendo sulla costituzione di un “Comitato tecnico” con la funzione di monitorare i danni durante l’esecuzione dei lavori.

Lavori incautamente ripresi dopo la revoca dell’ordinanza di sospensione, siglata dal sindaco sulla scorta di risultanze del tutto contraddittorie. Ed, infatti, si legge nei verbali, che è stato acconsentito il riavvio dei lavori  dopo ampie rassicurazioni ricevute da Anas e Contraente Generale ma che, si legge nello stesso verbale, non esclude “probabili effetti negativi” e fenomeni che possano minacciare o precludere la viabilità”. E che razza rassicurazioni sono queste?

I dubbi sono destinati ad aumentare, un anno più tardi, quando il periodico “Corriere della Calabria”, nel numero in edicola il 6 settembre 2012, riporta gli esiti degli accertamenti dell’inchiesta “Infinito2”, coordinata dal Procuratore Aggiunto di Milano, Ilda BOCASSINI (clicca per scaricare l’articolo).

Nella parte dell’inchiesta riportata dal periodico, si farebbe riferimento ai lavori di ammodernamento dell’A3 SA-RC nel tratto compreso tra Scilla-Villa e Campo Calabro.

Nell’articolo vengono, verosimilmente, trascritte parti di intercettazioni e l’articolista tiene a sottolineare: in questo contesto “il dottore” (così Vincenzo Giglio viene appellato durante le conversazioni telefoniche) appare come un grande tessitore in contatto costante con molti nomi noti della politica e dell’imprenditoria reggina: a partire dall’assessore regionale ai Trasporti Luigi Fedele, che all’ epoca era capogruppo del Popolo della libertà a Palazzo Campanella, fino al sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle, passando per il consigliere Bilardi che alla regione entra come leader della lista Scopelliti presidente.

Continua, l’articolo, evidentemente riportando notizie attinte dalle informative o, comune contenute in atti: Tutti da chiarire, inoltre, i contatti con il sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle. Nell’intercettazione del 3 maggio, infatti, Enzo Giglio ha riferito all’ingegnere De Michelis il quale «ha parlato con Gigi (Fedele) che a sua volta gli ha detto che ha parlato con La Valle che è il fratello del cognato»

Per molti tutto questo ha del “criptico”, ma gli attenti osservatori sanno bene che il 3 maggio 2011, tre giorni prima dell’Ordinanza di Sospensione dei Lavori, l’intero apparato “autostradale” era in subbuglio, perché l’eventuale stop ai lavori avrebbe comportato ingenti danni alle imprese interessate.

E cosa avrebbe chiesto “Gigi” (Fedele), al sindaco, in merito ed in relazione al fratello di suo cognato? E perché il “dottore” sente il bisogno, su questo, di rassicurare l’ing. De Michelis, uno dei tecnici impegnati per i lavori di ammodernamento dell’A3?

piale: l'ultimo fornello
piale: l’ultimo fornello

L’ing. Infantino, fratello del cognato del sindaco, era stato da questi indicato nel “Comitato tecnico” che avrebbe dovuto controllare e monitorare i danni alle strutture, oltre che, dall’alto di una straordinaria capacità in materia, “sorvegliare” che le tecniche di perforazione fossero compatibili con la situazione. E da quel che si apprende, la tesi di quest’ultimo pare fosse in netta contrapposizione con quella dell’Anas. E questo non fa che aumentare i dubbi sulle ragioni che hanno indotto il sindaco a permettere il riavvio dei lavori.

Non solo! Dopo la telefonata di “Gigi”(Fedele), e l’emissione dell’ordinanza di sospensione dei lavori, il sindaco viene convocato a Roma presso l’Anas e decide, fatto inconsueto, di andarci da solo.

Dopo qualche settimana, la sospensione fu revocata dal sindaco e i lavori regolarmente riavviati, determinando puntualmente “disagi evidenti” agli abitanti ed alle abitazioni. Fino al 2 febbraio scorso, quando con il crollo di una parte di un’abitazione, si concretizzò in modo netto il reato previsto e punito dall’art. 449 del codice penale, in relazione all’art. 434, senza che ciò abbia mai comportato l’intervento della magistratura.

Disattenzione, forse, ma una disattenzione grave.

Antonio Morabito

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