PONTE SULLO STRETTO 1/ Appello semiserio delle municipalità, mentre il mondo ormai guarda al “modello reggio” come una minaccia.

La Calabria non merita una classe politica così inadeguata, mediocre, priva di autorevolezza di pensiero, di visione strategica, di prospettiva e di senso della realtà. No, la Calabria non merita questa umiliazione.

Al netto del frullato di affermazioni “meroliane” colme di piagnistei, è questa l’amara considerazione che scaturisce dal documento sottoscritto dai sindaci del “basso reggino” che hanno così inteso rispondere al Ministro, Corrado CLINI, in merito alla volontà del Governo di interrompere tutte le procedure ancora in corso per il “Ponte sullo Stretto”.

L’immagine che esce fuori da quel documento (che invitiamo a leggere nella sua versione originale) è quella di una classe politica che affoga nel provincialismo, impegnata a sventolare illusioni in grado di garantirle l’autoconservazione sulle spalle della disperazione delle famiglie. Aggrappata al tentativo di dissimulare il proprio fallimento o, quanto meno, di addebitarlo ad altri. E, in questo caso, al Governo MONTI.

Falso! Come falsa è l’indignazione che si fa trasparire da quel documento, infarcito di inesattezze cronologiche, contenutistiche e politiche.

Intanto va chiarito che, sotto il Governo Berlusconi, mentre l’Unione Europea escludeva il Ponte sullo Stretto dalle opere da finanziare nell’ambito del Progetto TEN-T, quasi contestualmente, era il 27 ottobre 2011, il Parlamento approvava, con il parere favorevole del Governo Berlusconi, l’emendamento dell’IDV che, di fatto, definanziava l’opera destinando le provviste al Trasporto Pubblico Locale.

Decisione Parlamentare che si perfezionava il 20 gennaio 2012, quando con la Delibera CIPE n. 6/2012, veniva previsto il taglio dei fondi già assegnati alla Stretto di Messina, per un importo pari a 1,3 mld di euro per il Ponte e 337 mln di euro perla “Variante di Cannitello”.

Infine, il 3 aprile 2012, il Ponte sullo Stretto veniva cancellato dall’allegato infrastrutture 2013/2015 del Documento di Economia e Finanza, meglio noto come DEF  2012.

Il Governo MONTI, e per esso il Ministro CLINI, quindi, hanno semplicemente dato seguito ad una decisione parlamentare avviata col sostegno del Governo Berlusconi.

La reazione dei sindaci locali, dunque, va bollata come una iniziativa strumentale, estemporanea, tardiva ed intempestiva, perché sarebbe ancora più grave se passasse l’idea di politici/amministratori ignari delle volontà espresse dal Governo che tanto appassionatamente stanno continuando a sostenere.

La notizia, però, non è questa. La notizia è che gli “Scopelliti Boys”, cominciano ad avere la percezione concreta del loro fallimento e ormai danno il segno di una stasi meta-fisica che li astrae da ogni ragionamento. Tanto da non essere nemmeno stati sfiorati dall’idea che quella loro reazione ha relegato “l’opera più importante dell’uomo” – come disse qualcuno – “seconda solo all’andata sulla luna” ad un fatto localistico e di periferia.

Passi, infatti, che il loro “lider maximo regionale” è in tutt’altre faccende affaccendato e, con lui, tanti altri spettri di un presunto autorevole “modello reggio” che ormai il mondo guarda come una minaccia, ma possibile che gli amabilissimi Demi Arena, Rocco La Valle e Co., con tutti i pericolosi trasversalismi che li accompagnano, non si siano resi conto del vuoto desertico che si è creato intorno a questa vicenda e della dimensione surreale che hanno assunto nel tentare di difendere il nulla?

Possibile, ancora, che non si siano resi conto che la cancellazione del “Ponte sullo Stretto” sia stata una decisione di quel Parlamento cui essi rivolgono appello?

Possibile, infine, che essi non capiscano che proprio questo li trascina nel ridicolo, col rischio ch’essi si portino dietro anche gli Enti che rappresentano?

Il documento siglato dai rappresentanti municipali del “basso reggino”, tuttavia, offre lo spunto per un’altra considerazione.

In pratica il ragionamento sarebbe questo: le merci dall’Africa e dal Mediterraneo arrivano in Sicilia ed attraverso il Ponte sullo Stretto verranno distribuite in Europa e viceversa. Giusto, ma la domanda è: intanto questo non spiega il silenzio dei siciliani che, se così fosse, dovrebbero fare le barricate per difendere l’opera che “Monti” ha cancellato.

Viceversa, perché mai, invece, le barricate le fanno i sindaci di una porzione della provincia reggina che – proviamo a immaginare – sarà interessata dai lavori ma non trarrà benefici dall’entrata in esercizio del Ponte?

I conti non tornano, oppure tornano troppo bene!

Un’opera ingegneristica di queste dimensioni avrebbe significato due cose, ammesso che fosse realmente realizzabile nei termini che hanno tentato più volte di illustrarci: la gestione nel breve/medio periodo di un “occupificio” capace di capitalizzare il potere elettorale e, in secondo luogo, un sistema affaristico (e non necessariamente illecito), più o meno direttamente legato ai lavori ed alle aree interessate dai cantieri o da questi lasciate libere.

Una visione, insomma, a corto raggio e di basso, bassissimo cabotaggio.

La notizia più rilevante per i villesi, invece, è che “Benvenuti al Sud” aveva ragione: Eurolink ha chiuso i cantieri ed è scappata di notte, lasciandosi alle spalle un’opera mostruosa che degrada ancora di più un paesaggio che da troppo tempo non conosce più il senso del decoro e del governo del territorio.

Tutto questo è il disastro prodotto da un sindaco, come Rocco La Valle, che in meno di tre anni di “regno” è riuscito a certificare tutti i propri limiti ed a conclamare una inadeguatezza che in tempi non sospetti era stata opportunamente diagnosticata.

Adesso pero, è tempo di rimboccarsi le maniche. E’ tempo di ricondurre la storia politica di questa città entro criteri di ragionevolezza, chiamando ciascuno ad assumersi una parte della responsabilità di ricostruire l’orgoglio di apparteneza a questa Comunità. Partendo proprio dalla rivendicazione del diritto di vedere ripristinate le ferite che, come il “mostro della variante”, i “nuovi barbari” hanno inferto a questo territorio.

5 Risposte a “PONTE SULLO STRETTO 1/ Appello semiserio delle municipalità, mentre il mondo ormai guarda al “modello reggio” come una minaccia.”

  1. Se il ministro Di pietro avesse chiuso gli uffici e mandato a casa tutti quelli che ci mangiavano sopra non saremmo qui a parlare di ponte.

  2. Ottimo articolo. Il Mostro di Cannitello si rispecchia finalmente nel limpido quadro già da tempo detto e denunciato (visita la pagina facebook del Mostro di Cannitello), così come nelle iniziative proposte per individuare i responsabili e sanare le ferite inferte al territorio, per cui verosimilmente non vi saranno i soldi necessari, purtroppo. Non rimane quindi che fare partire una inchiesta della magistratura (che evidentemente ha dormito finora) per individuare i responsabili di questo saccheggio e devastazione. Via dunque alle indagini per giungere al “maxi processo del ponte sullo stretto”. Sarebbe l’unica opera sana “dello stato” che potrebbe dare un futuro a questo territorio.

  3. Ottimo articolo. Il Mostro di Cannitello si rispecchia finalmente nel limpido quadro già da tempo detto e denunciato (visita la sua pagina Facebook) così come nelle iniziative proposte per individuare i responsabili e sanare le ferite inferte al territorio, per cui verosimilmente non vi saranno i soldi necessari, purtroppo. Non rimane quindi che fare partire una inchiesta della magistratura (che evidentemente ha dormito finora) per individuare i responsabili di questo saccheggio e devastazione. Via dunque alle indagini per giungere al “maxi processo del ponte sullo stretto”. Sarebbe l’unica opera sana “dello stato” che potrebbe dare un futuro a questo territorio.

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