LA MAGISTRATURA PROCEDA MA LA STAMPA NON SUPERI IL LIMITE DELL’ACCANIMENTO

C’è una misura nelle cose, in tutte le cose. E il modo con il quale talune testate giornalistiche stanno affrontandolo i guai giudiziari dell’ex sindaco villese, Antonio Messina, punta a superare il limite che riguarda il diritto della testata ad informare ed il diritto dell’opinione pubblica ad essere informata.

Non si tratta di un “diritto all’oblio” in capo ad un ex amministratore, coinvolto in questioni giudiziarie per via del mandato ricevuto, ma della trasformazione di quel diritto all’informazione, tutelato dalla Costituzione, in un accanimento terapeutico che diventa lotta alla persona e quindi ai propri cari, ai propri affetti.

In buona sostanza, un conto è riportare un fatto di cronaca, sciorinarlo sin nei particolari, un altro è persistere per giorni su una vicenda che, adesso, riguarda la magistratura e, in assenza di fatti nuovi, solo in via incidentale la stampa.

Messina ha commesso dei fatti che la magistratura ha ritenuto illeciti e sui quali, in alcuni casi ha già deciso in primo grado (insieme ad altri), su altri ha chiesto il rinvio a giudizio, su altri ancora sta indagando ma, finchè non ci saranno fatti nuovi, non è logico né opportuno tergiversare, mentre il manifestarsi di altri eventi  turba l’opinione pubblica.

Piuttosto, ci chiediamo, come mai nessuno ha affrontato, sul piano politico, le mancate risposte alla città di Messina e l’acquiescenza (quando non è sfociata in solidarietà) della minoranza, quando era il momento di sollevare le questioni per sollecitare e/o sostenere l’azione dei magistrati.

Oggi è fin troppo facile “sparare sulla croce rossa” per ascriversi immeritatamente un risultato che deve essere ascritto solo ed esclusivamente agli organi inquirenti, ma che comunque ancora non rende onore ai fatti e passare – come fa certa stampa – per “paladini della legalità”.

GARANTISTI PER CASO

Noi siamo i meno indicati a difendere Messina, ma siamo i più indicati a difendere il diritto di tutti i cittadini ad essere informati. E per questo riteniamo deplorevole che ancora ora, con quell’ostinata alterigia che fino a oggi abbiamo contrastato in solitudine, si continui per giorni e giorni a rimarcare  una vicenda che – tanto per essere chiari – non è emersa grazie alla puntualità di questi stessi giornali ma grazie al lavoro investigativo di Magistrati e Forze dell’Ordine.

Sorge, allora, il sospetto che intorno alla figura dell’ex sindaco si voglia costruire un “responsabile globale”, una sorta di capro espiatorio dietro il quale nascondere ben altre responsabilità che, più da vicino, riguardano il vivere quotidiano di ogni cittadino, col fine di favorire uno per danneggiare altri. Probabilmente ben sapendo che dentro il mondo politico si sta tentando di rimescolare le carte e che il mazziere è sempre lo stesso.

Sicchè passa in secondo piano l’assurda vicenda dell’acqua, con i disastri che in questi tempi stiamo vivendo e che, va ricordato, va ricondotta alla Giunta La Valle di cui Messina certamente era parte ma che comprende anche una minoranza che non è riuscita – consigliere Crimi a parte – ad essere incisiva, a difendere una città che oggi paga le conseguenze di rapporti torbidi anche tra maggioranza e minoranza.

Invece ci ritroviamo – per assoluta responsabilità dei giornali – a vivere siparietti su chi abbia realizzato il muro di contenimento della ferrovia, se tizio, caio o sempronio, senza valutatare che “RFI” lo sta realizzando per questioni che attengono alla “sicurezza dell’esercizio ferroviario”. Nè discutiamo della vera notizia che una cortina di ferro, la quale taglia in due la città, non ha trovato nessuno disponibile a chiedere (e pretendere) che RFI allarghi e renda carrabili i sottopassi ferroviari, aprendo la possibilità di viabilità alternative e la chiusura per tratti del lungomare.

ACQUA, SCUOLE, ICI E TASSAZIONE ESORBITANTE

Di fronte alla “questione acqua”, che è una delle questioni terrene o, meglio, di “prossimità”, noi abbiamo il sospetto – ma è solo un’ipotesi – che ai cittadini non interessino oltre i guai giudiziari di Messina, per i quali la magistratura farà chiarezza, ma interessino di più questioni che attengono al quotidiano, di una città distrutta anche per colpa dei giornali che prima inneggivano (e forse ancora lo fanno) i vari “principi e relativii fratelli” per evitare di sconfessare se stessi.

Sul piano politico-amministrativo cos’è, dunque, cambiato tra il “pre e il post” Messina? Nulla, assolutamente nulla! Anzi la situazione è peggiorata (come a breve ci dirà il Revisore Contabile), perchè all’aumento del 93% del carico fiscale degli ultimi anni, dovuti ai costi dell’acqua, all’ICI 2011 (già prescritta), al disastro scolastico per il quale inutilmente continuiamo a chiedere gli atti per dirimere la questione tra “chi dice che non ci sono e chi, invece, dice che ci sono” ma che comunque non consegna per difendere una trasparenza pelosa.

Ormai è quasi 30 anni che questa città è priva di un piano strategico, un progetto di sviluppo complessivo, un’idea che faccia riconquistare l’identità a questa città, che contenga l’emigrazione giovanile, che dia, in buona sostanza, un futuro e una speranza. Eppure noi continuiamo ad accapigliarci tra “chi si candida a sindaco e chi a consigliere”, senza guardare ai fallimenti e agli affari degli ultimi 30 anni almeno, e a quello che potrebbe accadere – ora che la magistratura ha ripreso vigore – se uno dei consiglieri (tutti) uscenti si riproponesse alle prossime elezioni.

Per volere del “padrone” che ha già iniziato le grandi manovre elettorali, si fermano i progetti veri, quelli capaci di liberare la città dalla morsa del traffico e quelli che guardano allo sviluppo e si discute di temi inutili, con l’aiuto dei gornali.

Probabilmente, l’idea prevalente è che non accadrà più niente, che i magistrati capiranno che è ora di smetterla e che i giornali potranno deliziarci ancora per molto con le colpe di un sindaco ormai caduto da cavallo, cui vanno imputate tutte le colpe, anche quelle non sue.

14/02/2016

antonio morabito

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