IL VIAGGIO DELLA SPERANZA E LA “GRANDE CACATA”

il parco dei falchi

Accogliendo la pressante richiesta di Domenico D’Agostino, riapro una pagina dolorosa per questa città, nella certezza di non essermi mai tirato indietro su questo e su altri temi e pronto a dare risposte certe e da protagonista di una stagione che troppo presto si è cercato di far dimenticare. Una vicenda che costituisce un punto di partenza rispetto a quanto succederà in seguito, fino ai giorni nostri.
Pubblico pertanto un paragrafo di un “libello” che raccoglie tutta la narrazione delle vicende, DOCUMENTATE, dei fatti accaduti all’epoca e allego, in fondo all’articolo, anche il libello, peraltro già pubblicato per capitoli, per chiunque abbia voglia di rileggere o documentarsi su quanto accaduto!

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TRATTO DA: LA RIVOLTA DEI TACCHINI CONTRO IL NATALE

…. Pur nella consapevolezza di avere assunto l’unica decisione possibile, l’idea di ricondurre il Sindaco e l’’Amministrazione a condotte più lineari e coerenti con gli interessi della città non venne mai meno.
L’ordigno inesploso aveva comunque frenato l’iniziativa delle dimissioni ed un ulteriore occasione di confronto, col Sindaco, fu data dalla partecipazione ad una funzione funebre a Soriano Calabro, per la morte del suocero del Coordinatore di Forza Italia.
Saranno state le curve ed i tornanti che da Soriano Calabro portano ad imboccare quella Via Crucis che per ora è l’Autostrada Sa-Rc, oppure il clima mistico della cerimonia in Chiesa. O, forse, l’argomento filosofico toccato durante il viaggio, sull’etica e sulla morale.
Chissà! Di certo, alle 19,00 circa di quel giovedì 21 maggio, quando un tesissimo Sindaco si congedava dai suoi compagni di viaggio, intimando loro, con tono perentorio: illuminatevi! – per un attimo nel pensiero sono riecheggiate le parole che Papa Giovanni Paolo II pronunziò a Palermo contro i mafiosi: Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio.
Un attimo, un flash ed il motore dell’auto che si avvia viene coperto da una fragorosa risata. Non è irriverenza, ma la dimostrazione dell’inutilità di quattro ore di confronto serrato sui problemi politici e sui gravi riflessi che essi stavano avendo sulla città e che Melito ha pensato bene, scendendo dall’auto, di rimuovere intimando ai presenti di “illuminarsi”, quindi, di non stare li a sottolineare le storture di un sistema odioso di interessi e di potere che per troppi anni si è nutrito del silenzio e dell’ipocrisia di molti.
Altro che “pontificare”! – “Illuminatevi” stava a significare che occorreva piegare i propri valori, le proprie convinzioni, i propri ideali con un atto di sottomissione, a favore di quanti si sono convinti che il loro “censo” o la loro “ragione sociale” possa costituire l’unica garanzia di comportamenti trasparenti e legalitari.
In breve quell’atmosfera ilare aveva lasciato il posto ad amare considerazioni, mentre cominciavano ad echeggiare i temi affrontati in quello che da “viaggio della speranza” si era trasformato nella conferma di una delusione che fortificava e rendeva impellente la decisione di porre fine ad una situazione inaccettabile di degrado istituzionale.
Una decisione sofferta, dolorosa, difficile ma ragionata in un lungo lasso di tempo e proprio per questo assunta nella consapevolezza che, mantenere in vita quella situazione, avrebbe creato danni irreparabili per la città. E quando la cura è peggiore del male, non resta che interromperla, specie dopo quel “viaggio della speranza” a Soriano Calabro.
Durante tutto quel viaggio, dunque, il dibattito si incentrò anche sull’eterna situazione conflittuale interna alla maggioranza. Ora con il Segretario del Partito Democratico, prima con il Segretario dell’MPE, passando per Socialisti e Rifondazione Comunista.
La spiegazione, dal punto di vista del Sindaco fu semplice: le fibrillazioni determinate dal Segretario del PD e Presidente del Consiglio Comunale, andavano riferite all’aspirazione di questi di tornare a ricoprire il ruolo di Assessore. Cosa – aggiungeva – non possibile avendo egli ricoperto il ruolo di Assessore all’Urbanistica per dieci anni.
Un fatto condivisibile, in punto di principio ed al quale, coerentemente, il Sindaco, affiancava un altro elemento altrettanto condivisibile, secondo cui il Consigliere di maggioranza, Vincenzo SICLARI, non poteva ricoprire l’incarico di Assessore, per gli evidenti interessi della propria famiglia sul territorio.
Gli fu fatto notare che forse, proprio per questa ragione, il SICLARI non avrebbe dovuto far parte della lista. E, ancora, come era stato possibile che nell’ambito degli accordi generali, il Sindaco avesse permesso che il SICLARI diventasse Presidente della Commissione Consiliare Territorio, postazione dalla quale avrebbe potuto – almeno
in linea teorica – favorire gli interessi di cui parlava il Sindaco?
No, il ragionamento del Sindaco aveva più di una falla!
Oltretutto, il Sindaco era veramente convinto che le fibrillazioni interne alla maggioranza fossero riconducibili solo al Presidente del Consiglio, Pino BELLANTONE?
Non proprio! – Ed, infatti, non era riuscito a spiegare il perché, per garantirsi la presenza del SICLARI al Consiglio Comunale che si sarebbe dovuto tenere il 29 maggio successivo, avesse dovuto indirizzargli una lettera in cui gli prometteva la nomina al “Consorzio Calabria 30”.
Tuttavia l’argomento che dava l’esatta indicazione sul precario stato di salute della maggioranza e sull’impossibilità del Sindaco di esercitare in piena autonomia e libertà la propria funzione, era riferito proprio alle varianti urbanistiche che, nel mandato precedente, quando ricopriva la carica di Vice Sindaco, lo avevano visto strenuo oppositore, al punto da avere anche abbandonato la seduta in piena votazione.
Durante quel lungo tragitto in auto, a MELITO venne richiesto, in vista del Consiglio Comunale del 29 maggio successivo, quale fosse la posizione dell’Amministrazione Comunale rispetto alle questioni del SUAP, dal momento che, prima di diventare Sindaco, egli si era schierato “senza se e senza ma” contro quelle varianti.
Melito si limitò a dire che “le condizioni erano mutate”.
Appunto, adesso era diventato Sindaco!
In questa risposta di Melito c’è tutta l’essenza di un modo di vedere il governo di una Comunità, ritenuto secondario al fatto principale, ossia quello di ricoprire la poltrona più alta e prestigiosa della Comunità, che è vista come l’inizio e la fine di se stessi; il luogo in cui le decisioni vengono assunte, prescindendo dal senso di responsabilità che, invece, deve accompagnare tutte le decisioni che attengono ai pubblici affari.

SEGUE=>

28/02/2021

Antonio Morabito

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