GHOTA: SU MESSINA DURA REPRIMENDA DELLA CASSAZIONE SUI GIUDICI REGGINI

Tutto da rifare riguardo all’ex Sindaco di Villa San Giovanni, Antonio MESSINA, nel processo noto come “Ghota” che riuniva ben sei procedimenti penali avviati dalla Procura di Reggio Calabria e che la Corte di Cassazione oggi restituisce al mittente, evidenziando quelle che i Giudici definiscono <<omissioni o falle logiche>> in cui sono incorsi i Giudici territoriali.

Antonio Messina fu mandato a processo con l’accusa di corruzione aggravata dall’art. 7 dl. 13 maggio 1991, n. 152, conv. con mod. nella I. 12 luglio 1991, n. 203, per avere, nella qualità di Sindaco della città, << asservito la propria funzione prima di vicesindaco e poi di sindaco del Comune di Villa San Giovanni agli interessi degli imprenditori interessati alla riapertura del centro commerciale “La perla dello Stretto”, intervenendo sul responsabile del procedimento per accelerare il rilascio delle autorizzazioni alla riapertura, ricevendo in cambio l’assunzione di soggetti da lui segnalati, anche tra i propri sostenitori politici>>, aggravante mafiosa già caduta con la sentenza di primo grado.

La condanna allora inflitta, in primo e secondo grado, viene oggi demolita dai giudici del “palazzaccio” che in buona sostanza mandano indenne l’ex amministratore seppur ordinando un nuovo processo da celebrarsi alla Corte d’Appello di Reggio Calabria (in sostanza il reato sarebbe prescritto nel momento in cui verrà celebrato il nuovo processo).

TUTTO DA RIFARE

I giudici della Cassazione, come spesso accade, non ordinano infatti di rideterminare la pena precedentemente inflitta ma in modo perentorio ordinano che il processo d’appello venga celebrato ex novo, intimando ai giudici di <<riesaminare per intero>> la vicenda <<senza necessità di soffermarsi sui soli punti oggetto della pronuncia>>, badando però di non <<incorrere nuovamente nei vizi rilevati, fornendo in sentenza adeguata motivazione> che dia adeguata contezza in <<ordine all’iter logico-giuridico seguito>>.

Una vera e propria mannaia sui giudici territoriali, pesantemente redarguiti a seguito del ricorso presentato dagli avvocati patrocinatori del Messina, avv. Armando Veneto e avv. Annamaria Tripepi, che hanno messo in luce le falle e le illogicità delle sentenze a carico del loro assistito e che i giudici della Corte di Cassazione hanno pienamente condiviso.

Nelle motivazioni della sentenza si coglie tutto il senso del disappunto provocato ai giudici del “Palazzaccio” che, come detto, nell’argomentare l’annullamento non si limitano a chiedere una rideterminazione della pena ma impongono ai nuovi giudici di riesaminare l’intera vicenda che riguarda il Messina, rilevando così l’inadeguatezza delle conclusioni cui era giunta la Corte d’Appello ed i giudici del primo grado.

INTERFERENZE E VIAGGI INVENTATI

Non ci fu alcuna interferenza, scrive in sostanza la Cassazione, sui dirigenti comunali per accelerare la pratica relativa al rilascio delle autorizzazioni per l’apertura de “La Perla dello Stretto”. L’unica circostanza – come rilevato dalle deposizioni – relativa a solleciti, venne infatti solo da parte dell’avv. Paolo Romeo, anche perché l’istruttoria era già stata fatta e la dott.ssa Canale, Comandante della Polizia Locale, aveva già tentato di dare un’accelerazione alla vicenda per le implicazioni di carattere sociale che la stessa avrebbe avuto sul territorio.

Ancora più duri i giudici, si legge nella motivazione, allorché viene analizzata la condotta del Messina rispetto ai contatti con gli imprenditori interessati, dal momento che << non è inusuale che un pubblico amministratore, peraltro di una cittadina non particolarmente grande, abbia contatti con i protagonisti di un’operazione commerciale dall’alto contenuto strategico per l’economia locale, sia sotto il profilo dell’impulso alle attività economico-commerciali che quanto alla garanzia di livelli occupazionali. Tanto più che si trattava di ripristinare un livello di occupazione che era stato già compromesso dalla chiusura del centro>>.

A muso duro, poi, i Giudici del Palazzaccio affermano che i giudici di appello hanno liquidato questo aspetto troppo << sbrigativamente>>, giungendo ad una conclusione apodittica, vale a dire che a giudizio di quella Corte non andava argomentata perché giustificata con <un generico riferimento alle captazioni ambientali e telefoniche tra il Sindaco e tutti i soggetti coinvolti>>.

Il dato ulteriormente clamoroso è dato poi da un errore non nell’interpretazione di un fatto ma nel travisamento completo di una vicenda che ha per oggetto un viaggio a Catanzaro, dove “Interdonato di Messina” viene letto, riportato e posto a giustificare una sanzione afflittiva così tanto grave ma che non vede in alcun modo coinvolto l’amministratore comunale. E su questo punto, scrive la Corte << il travisamento della prova, già denunziato nel gravame di merito, in cui sarebbe incorso il Giudice dell’abbreviato quanto alla presenza del Messina all’interno dell’auto diretta a Catanzaro il giorno in cui doveva tenersi la conferenza di servizi per la riapertura del centro.

QUESTIONE ANCORA APERTA

Non se ne occupa la Cassazione, chiamata a verificare il procedimento “Ghota” per cui è stata interpellata ma la questione “Perla dello Stretto” rimane aperta per quel procedimento mai nato, relativo alla trasformazione da stabilimento FIAT a Centro Commerciale.

La questione è tornata in voga più volte a margine di altri processi, dove persino gli investigatori della Squadra Mobile reggina sono rimasti stupiti per una informativa che si, avevano inviato in Procura ma il cui procedimento penale era loro ignoto.

Racconta, l’Isp. Crucitti e conferma il Vice Capo della Mobile reggina di quegli anni, Luigi Silipo, che a seguito di captazione telefonica era stata intercettata una telefonata, durante la quale il boss Peppe De Stefano, dava istruzioni per intercettare l’Ingegnere della FIAT venuto a Reggio per occuparsi dell’immobile della FIAT, ordinando di dire al rappresentante della fabbrica Torinese di indicare chiaramente l’interesse dei De Stefano. Cosa che faceva drizzare le antenne alla squadra Mobile che redigeva informativa di reato di cui, però, nemmeno loro sapevano più gli esiti. Era l’inizio dell’anno 2000 e questo ha rappresentato un lasciapassare per i responsabili politici di allora sui quali incombono pesanti ombre anche oggi !!!

09/06/2022

Antonio Morabito

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