ARENA REO DI NON AVER SFRATTATO LA NDRANGHETA DAL PALAZZO. MA CHI L’HA FATTA ENTRARE?

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il palazzo d'oro
il palazzo d’oro

mperversa, in questi giorni, il dibattito intorno alla decisione del Tribunale di Reggio Calabria di dichiarare l’incandidabilità di alcuni amministratori del comune di Reggio Calabria, primo tra tutti l’ex sindaco, Demi Arena e quale conseguenza dello scioglimento disposto per infiltrazioni mafiose.

Tutti scrivono di tutto: dopo il provvedimento dei giudici, la stampa ha, giustamente, riportato e commentato la notizia; i diretti interessati hanno annunciato ricorso; gli amici hanno espresso solidarietà; gli avversari ne hanno chiesto le dimissioni da Assessore Regionale e, i legali di Arena, oltre ad ammonire sulle iniziative volte a difendere l’immagine del loro assistito, hanno tenuto a precisare che allo stesso Arena non viene imputato alcun fatto illecito. E giustamente – aggiungiamo noi – altrimenti egli sarebbe indagato o imputato e via dicendo.

La staffetta: Scopelliti e Arena
La staffetta: Scopelliti e Arena

A riprendere, sapientemente, la lettera degli avvocati di Arena, Aldo VARANO, sul giornale online “ZoomSud”, con un articolo che tenta – a nostro avviso riuscendovi – di centrare le ragioni poste dai giudici a fondamento della loro decisione: secondo il Tribunale (chiamato a decidere non sulle responsabilità ma sui contenuti della relazione ispettiva) la condotta amministrativa dell’Amministrazione (e di Arena in quanto posto a capo della stessa) è stata “causa efficiente” a determinare lo scioglimento.

I giudici erano chiamati a “pesare” e verificare se le condotte amministrative, evidenziate nella relazione ispettiva, erano sufficienti a “supportare” non lo scioglimento ma l’applicazione dell’incandidabilità. E tanto hanno fatto, “assolvendo” alcuni degli amministratori ai quali, hanno stabilito, non poteva essere applicato il provvedimento. Il che dimostra che il provvedimento non è basato – come si sostiene – su una costruzione acritica. Poi è opinabile se il “peso” di quelle condotte fosse sufficiente o meno.

Altra cosa, invece, è se quelle “condotte amministrative” possano essere compatibili, sufficienti, adeguate a sorreggere il provvedimento di scioglimento del Consiglio Comunale. E’ un “dettaglio” che attiene a diversa giurisdizione. E questo gli  avvocati lo sanno bene!

Sorge il dubbio, tuttavia, che la breve “stagione amministrativa” di Arena, in qualità di sindaco della città di Reggio Calabria, non possa essere stata sufficiente ad esprimere “azioni positive” dirette a favorire infiltrazioni, di qualsiasi tipo. Tanto più che dalla parziale lettura del provvedimento del Tribunale, così come della Relazione ispettiva, emerge chiaro come la criminalità organizzata fosse ritenuta già dentro il “Palazzo” (all’atto della elezione di Arena) e che – casomai – la responsabilità di Arena sia stata quella – come ben individua Aldo VARANO – di non avere compiuto atti significativi per “sfrattare”  la criminalità da Palazzo San Giorgio.

Demi Arena
Demi Arena

Ne ha avuto il tempo? Non tocca a noi stabilirlo!

Ma una riflessione va fatta ponendo, per assurdo, che Arena abbia la responsabilità di non avere sfrattato la ndrangheta da dentro il “palazzo” in cui era stata fatta accomodare. Ora, sarebbe mica possibile conoscere i nomi di chi l’ha fatta entrare?

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