Villa san Giovanni, Differenziata per negozi e imprese: è il solito caos!

Tari, la mazzata per le imprese
Tari, la mazzata per le imprese

A settembre partirà la raccolta differenziata. Forse! E’ l’ultima, in ordine di tempo, data fornita dall’amministrazione comunale per correre ai ripari rispetto ai ritardi ed alle conseguenze cui andranno, con ogni probabilità, incontro gli amministratori villesi (Corte dei Conti e Regione).

Anche se è inesatto parlare di “comunicazione” da parte dell’amministrazione comunale, visto che in questi giorni (tralasciamo le utenze domestiche), i commercianti stanno ricevendo le visite di personale dell’AVR, la società affidataria del “servizio pubblico” di «gestione integrata dei rifiuti».

indexSecondo le informazioni fornite dal personale AVR (è vergognoso che non vi sia alcuna comunicazione ufficiale del Comune), ai commercianti, sulla base della prevalenza della tipologia di rifiuto prodotto, verranno consegnati dei contenitori da installare dentro i locali e che l’AVR provvederà a raccogliere.

La prima domanda che qualsiasi persona ragionevole farebbe è: differenziata si, ma con quali modi e tempi avverrà la raccolta? Perché, se un’attività commerciale produce una tipologia di rifiuto che diventa maleodorante (alimentari, bar, ristoranti, pizzerie ed affini), può lasciare dentro il locale i contenitori? Ma, ancora e soprattutto: che vantaggi ha il negoziante che avvia al riciclo e recupero il rifiuto, rispetto a chi, invece, non differenzia?

L’AVR, a quanto viene riferito, non è in grado di rispondere a queste domande e rinvia al Comune che, però, boccheggia. E si parla anche di un “codice a barre” univoco che riconduce all’attività: bene, e chi pesa la quantità riciclata? e dove? E con quali garanzie per l’esercente? E con quali modalità, l’esercente, potrà detrarre la quantità di rifiuto riciclato dalla tariffa complessiva?

Il Comune brancola nel buio, l’assessore anche!

Elementare Watson
Elementare Watson

Le nuove tariffe sui rifiuti (prima TARES, oggi TARI), hanno origine dalle Direttive Europee che hanno introdotto il principio: chi più inquina, più paga, la cui equivalenza opposta è: chi meno inquina, meno paga. Elementare Watson!

Ed, infatti, la Legge di stabilità 2014 (N.143/2013), intanto sancisce una differenziazione per il “rifiuto domestico” (se ne potrà discutere solo dopo l’approvazione del regolamento) ma stabilisce anche, al comma 661, per i “produttori di rifiuti speciali assimilati agli urbani, che “Il tributo non é dovuto in relazione alle quantità di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato al recupero”.

I rifiuti speciali sono quelli prodotti da attività industriali, artigianali, commerciali e agricoli, classificati “speciali” non per la natura del rifiuto ma per origine e, per alcuni di essi, i Comuni possono, con apposito provvedimento, assimilarli ai rifiuti urbani.

In parole povere, se una scatola di cartone viene gettata via da una abitazione, è un rifiuto urbano; se la stessa scatola viene gettata via dal negoziante, è un “rifiuto speciale” che, però, il Comune può, con regolamento, assimilare al rifiuto urbano.

Edoardo Bennato: è' stata tua la colpa
Edoardo Bennato: è’ stata tua la colpa

Una differenza di non poco conto ove si consideri che, ad oggi, il negoziante, l’artigiano, il contadino, l’industriale, pagheranno quella stessa scatola di cartone come “rifiuto speciale” e non potranno detrarre la quantità di quel rifiuto, nemmeno ove lo avviassero al recupero.

Dunque, le imprese non avrebbero alcun vantaggio economico e lo farebbero solo per questioni di civiltà. Ognuno tragga le conclusioni che vuole!

E se invece di avviarlo al recupero come impresa, qualcuno decidesse di portarsi a casa quello stesso rifiuto, ottenendo la riduzione (che inquesto caso è obblgatoria) ?

La questione “vantaggi” (e quella “risparmio”) per le attività imprenditoriali, è, quindi, riconducibile esclusivamente alla capacità dell’amministrazione comunale che, però, avrebbe dovuto avviare questi provvedimenti ben prima e con una attività informativa puntuale e capillare. Non, come sempre, alla carlona!

Prenda appunti l’aspirante candidato a sindaco, cui non sono bastati 15 anni di “frequenza” tra i banchi dell’amministrazione locale per apprendere come funziona un Comune.

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