20 Ottobre 2011 – Nasce benvenuti al Sud

In un momento così grave e preoccupante per il futuro di tutti, è anche il momento di rimboccarsi le maniche e di assumersi, in modo diretto, la responsabilità di contribuire a sanare i danni di un sistema costruito sulla superficialità e che rischia di spegnere ogni residua speranza.
In questo momento noi abbiamo deciso di esserci!
“Benvenuti al Sud” nasce per richiamare una cultura, evocare una speranza, quella di un meridione che vuole dimostrare di saper fare da solo; che vuole essere protagonista vero del proprio presente e rifiuta ogni logica assistenziale, nella certezza di poter trasformare i punti di debolezza in occasioni di crescita che diano prospettiva alle generazioni future.
Convinti che i partiti politici possano e debbano svolgere un ruolo fondamentale, siamo però persuasi che in questo momento storico essi abbiano abdicato alla loro funzione, preferendo cimentarsi in inutili dispute lontane dai bisogni reali della gente.
Ora più che mai deve prevalere la preoccupazione per i nostri territori e per i nostri figli; abbiamo il dovere di assumerci la responsabilità di contribuire per cambiare una politica arroccata sulle rendite di posizione e costringerla ad uno sforzo quotidiano per l’elaborazione di una seria proposta di sviluppo che sappia giovarsi delle migliori professionalità e competenze, rifuggendo dalle approssimazioni e dalle superficialità che ci hanno condotto sull’orlo di un precipizio.
L’esempio dato dalla questione “Ponte sullo Stretto” e, soprattutto, dalla logica con cui è stata affrontata dalla politica del “sì” o del “no”, è emblematica di un sistema che difende la propria postazione ma non è in grado di tutelare i territori e si divide su questioni demagogiche.
L’ufficializzazione da parte della Commissione UE di negare ogni finanziamento al Ponte sullo Stretto, mentre rappresenta la conferma di un’Europa capace di compiere scelte ponderate, pone in luce l’inadeguatezza del “modello” politico italiano, a tutti i livelli, privo di progettualità e lungimiranza.
Includendo nella programmazione finanziaria l’asse ferroviario Napoli-Reggio Calabria per l’Alta Velocità-Alta Capacità, l’Unione Europea si è, di fatto, sostituita alle istituzioni politiche nazionali, regionali e locali che, di fronte al “Piano d’Azione per il Brennero” firmato nel 2009 dal Ministro Matteoli e che prevedeva l’ammodernamento della Ferrovia da Berlino e sino a Napoli, erano rimaste in assoluto silenzio.
Oggi, l’Europa, con questo programma di opere strategiche, ha fornito l’ennesima (e forse ultima) opportunità alla Calabria ed al Sud per riconfigurare un nuovo scenario di sviluppo per infrastrutture, come il Porto di Gioia Tauro, che sembrava già avviato a diventare l’ennesimo simbolo del fallimento di una politica priva di autorevolezza.
La decisione odierna della Commissione Europea, assunta anche sulla scorta di una programmazione già espressa nel “Libro Bianco sui Trasporti”, dimostra che il “meridionalismo” non può più essere solo uno slogan elettorale, ma un elemento fondante delle politiche comunitarie.
Ecco che adesso si gioca la partita più importante! Una partita che deve essere affrontata con sobrietà e rigore, diretta a rivendicare solo investimenti e opere che abbiano un alto grado di credibilità e siano funzionali allo sviluppo, inaugurando il nuovo corso di una politica capace di guardare non al proprio orticello ma ad un’area vasta che vuole interagire per creare un “sistema”.
Sotto questo aspetto, soprattutto per quel che ha rappresentato la “vicenda Ponte” per questa città, la politica è chiamata a dimostrare il proprio senso di responsabilità, pretendendo che i fondi nazionali destinati alle procedure per la realizzazione dell’opera, contro la quale ha tuonato l’Unione Europea, vengano destinati non al semplice spostamento del porto ma alla realizzazione di una moderna piattaforma multimodale capace di fare sistema con la Sicilia e con Gioia Tauro.
Sciupare questa ennesima occasione per continuare a subire imposizioni dall’alto, questo sarebbe il vero tradimento dell’intera Comunità calabrese e segnerebbe un fallimento che abbiamo tutti l’obbligo di impedire.

Villa San Giovanni, 20/10/2011

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