Lo scorso 23 marzo, l’ANCE, l’Associazione di categoria dei costruttori edili di Reggio Calabria, ha comunicato che il piano di rientro, licenziato dalla triade commissariale che gestisce le sorti del disastrato Comune di Reggio Calabria, è insostenibile e molte imprese rischiano il fallimento.
La notizia, seppur grave, sembra simile a molte altre ed addebitabile al gravissimo momento di crisi economica che attraversa una parte dell’europa (non mondiale come vogliono farci credere, visto che Cina e India continuano a crescere, così come la Germania ed altri Paesi del Nord Europa).
Invece la notizia è molto più locale di quanto ci si aspetti.
Per capirlo occorre tornare indietro di un paio di mesi appena. A gennaio, il 17 precisamente, quando l’ex sindaco di Reggio Calabria, quello vero naturalmente, ed attuale Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha riunito gli “stati generali del PDL reggino”, amici, parenti, destinatari di prebende, avventurieri e orde di aspiranti invitati alle celeberrime feste brianzole, per la famosa minaccia:ADESSO PARLO IO!
Scopelliti, degno cultore di una destra a metà tra il pre-berlusconismo ed il post-Almirante, non ha mai appreso dei principi che devono governare gli “Uomini di Stato”, i quali conoscono i limiti entro i quali é lecito fare dichiarazioni ed oltre i quali si rischia il delirio e l’autoaccusa.
Cosicchè pensando che quella “convention” fosse, insieme, l’inizio e la fine del mondo e non solo una parentesi di un pasticcio davvero molto brutto, colto dal delirio di una platea osannante, ha finito per confessare: “Noi non ci siamo fottuti nulla. Li abbiamo presi (i soldi) per fare investimenti”.
Scopelliti ha “preso” i soldi, per fare investimenti, solo che soldi in cassa non ce n’erano, cosicchè gli “investimenti” li ha fatti con i soldi, il lavoro, delle imprese che oggi scoprono di avviarsi verso il fallimento, perchè il piano di rientro prevede una decurtazione dei crediti vantati del 30% ed una dilazione nel tempo.
Quello denunciato dall’ANCE é, però, solo uno degli effetti a catena che caraterizzeranno il sistema produttivo di Reggio Calabria, con inevitabile tracollo dei livelli occupazionali e con conseguenze disastrose per tutte le areee limitrofe.
E dopo avere provocato un simile disastro ed essersene assunto la piena paternità, appena tre giorni dopo la denuncia dell’ANCE, Scopelliti ha pensato bene di prendersela con Bersani che, invece di affrontare il problema vero, cioè quello della disoccupazione (in questo Scopelliti é un vero esperto), ha dichiarato di volersi occupare di ineleggibilità, incandidabilità e conflitto d’interesse.
Eppure l’aspetto piú interessante del fatto che Scopelliti non si sia “fottuto un bel niente” (il francesismo lo prendiamo a prestito), é dato dal fatto che permanendo il vecchio quadro normativo Scopelliti avrebbe passato un “decennio sabbatico”, lontano dalla politica. Un riposo forzato che la legge imponeva a tutti gli Amministratori responsabili di aver scialacquato le finanze degli Enti locali.
Invece la “grosse koalition” che ha governato l’Italia negli ultimi tempi, lasciando in mano a Berlusconi ed al PDL la “golden share”, ha finito per trovare la quadra su una modifica normativa che ha salvato Scopelliti, e molti altri Amministratori scellerati, introducendo il cosiddetto “Fondo di Rotazione” a disposizione dei Comuni con gravi sofferenze di bilancio ed il cui accesso sospende la dichiarazione di dissesto che determina l’impossibilità dell’applicazione della decennale incandidabilità ed ineleggibilità degli Amministratori responsabili del dissesto.
Così, a pagare saranno solo i cittadini, con l’aumento esponenziale di tariffe e tributi. E, naturalmente, le imprese, anche quelle iscritte all’ANCE che saranno costrette a licenziare, con effetti devastanti sul prosciugamento degli ammortizzatori sociali e con l’aumento della povertà. Ecco a voi il modello Reggio!
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