ELEZIONI: Colpo di teatro, anzi no!

caronteQualcuno ha tentato di mettere in moto la macchina elettorale, ma ancora non si è accorto che il motore è fuso, consumato da vecchi trucchi e trabocchetti che hanno logorato anche i meno attenti.

Calabrò, l’immarcescibile Totò Calabrò, dunque, sarà il candidato messo in campo dal partito che, per facilitare l’individuazione, chiameremo “democratico”. Ma, obietteranno in tanti, Cosimo Freno è stato indicato come candidato a sindaco?

Calabrò 1-a15Si, è vero. Ma ad un mese dalla presentazione delle liste, è chiaro che sia un nome buttato lì per essere sbranato dagli squali. E una indicazione precisa viene proprio dalla rapidità con la quale si è consumata la “frattura interna”, accantonate le attuali aspirazioni del PD e scelto un candidato da offrire in pasto.

Una bufala? Certo! E’ una mossa da Gesuiti in pantaloncini corti ma che 20 anni fa avrebbe avuto i suoi effetti, solo che ormai riesce solo ad incantare le scimmie: Freno viene dall’ex schiera dei “Melitiani sfiduciati” per la questione “Parco dei Falchi” ed è un “corpo estraneo” ai fatti amministrativi da almeno 7 anni. Il suo nome è stato fatto con il preciso compito di provare a “riannodare” i rapporti con quei gruppi che si muovono fuori dagli schemi (Comitato 20 dicembre), che il PD ha tentato, senza riuscirci, di smembrare.

Foto-Avv.-FrenoL’idea sarebbe quella che l’indicato candidato a sindaco Freno, superasse se stesso e il candidato di altri gruppi, virando su un altro nome di sicura appartenenza, di garanzia e di esperienza: Totò Calabrò!

Oppure di non riuscire nell’intento e, in questo caso, sarebbe necessario un sacrificio che, porterebbe sempre ad un nome: Totò Calabrò che, notoriamente disposto al sacrificio, prenderebbe quello che Freno lascerebbe. Freno compreso (con annessi Siclari, gruppo Melito e Co).

Prova ne è che l’accettazione, da parte di Freno è avvenuta a tarda ora, senza che nemmeno si potesse ragionare su una lista di candidati. Così, al buio!

SE SPARTA PIANGE…

SICLARINon va meglio dalla parte opposta, dove Antonio MESSINA, candidato a sindaco in pectore, deve superare le resistenze di un altro Siclari, Giovanni e del suo drappello di fedelissimi (Donato e Santoro), uno dei quali ai ferri cortissimi col mentore di Messina, Rocco La Valle.

Una grana che Messina intende superare offrendo (tanto non costa nulla prima delle elezioni) di tutto e di più, con l’assenso del “Gruppo Morabito”, preoccupato più di quello che potrebbe accadere a se stesso che di quanto potrebbe accadere alla città. Il tutto mentre occorre fare i conti con un’altra grana: quella che prevede almeno 6 donne in lista e che ha scardinato il vecchio detto: squadra che vince non si cambia.

Gli uscenti, infatti, sono 13 (escluso La Valle non ricandidato), meno Salzone, sotituito da Filippo Lucisano (che però dovrebbe lasciare la SOGERT) e Bambara. Quindi 12 compreso Messina.

In lista ne vanno 16, compreso il Sindaco e 6 donne: due sono le uscenti, Attinà e Richichi ed altre due sono di primo pelo: Anna Bellantone e la figlia dell’ex on.le Giuseppe Caminiti. Ne mancano due, sempre che Siclari (Giovanni) decida di candidarsi portandosi dietro Donato e Santoro (questi pur senza la sua dote elettorale).

TRAVOLTI DA UN INSOLITO DESTINO…

santa alleanza
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Tutto in alto mare, quindi, con scelte che potrebbero compromettere la buona riuscita dell’una e dell’altra lista ma non il fine, perché come 5 anni or sono, al di la del mercimonio del “tu fai il vice, lui l’assessore” ed altri ammennicoli, con queste liste verrebbe salvaguardato l’interesse generale che sovrintende tutte le attività del Comune, inteso come spazio geografico.

L’incipit, dunque, è sempre lo stesso: non importa chi vince ma che a vincere sia una persona scelta dai proprietari unici di Villa, dello Stretto e di Messina. No, a Messina c’è Accorinti e se perdessimo anche Villa San Giovanni sarebbero “volatili acidi”.

Perché in tutto questo c’è un’incognita sfuggita alle logiche di potere che ancora tiene , nonostante gli attacchi personali, ben saldo il timone sulla rotta del “cosa faremo” e non del “chi lo farà”.

Meditate gente, meditate!

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