Villa San Giovanni – Spadara affonda nel porto delle nebbie

il mezzo di soccorso
il mezzo di soccorso

Le voci si sono rincorse per ore, giorni. Almeno due, prima di poter avere una notizia ancora ufficiosa, a conferme di una gestione simil-borbonica delle istituzioni, le quali non si sa bene al servizio di chi siano. E già questa è una notizia, perché significa che è stato stravolto il senso dello Stato e della Repubblica.

La spadara è, dunque, affondata e questo è un incidente che può accadere. Ed è accaduto dentro una struttura portuale che non si sa bene se sia ancora il cantiere di un molo di sottoflutto, come recano impressi tutti gli atti, oppure se come dice il ministro Lupi, un costruendo “porto turistico”, così legittimando la distrazione di fondi per l’emergenza ambientale per fini ludici e comunque diversi. Roba che in qualsiasi altro Stato che si rispetti, il nostro ministro della “variante farlocca” sarebbe finito, dritto dritto, al tribunale dei ministri ed alla Corte dei Conti.

il galleggiante che delimita l'area
il galleggiante che delimita l’area

Ma il dato è che la spadara è affondata. Ed è affondata dentro quell’opera portuale in cantiere dal 2005, senza che nessuna autorità ne abbia dato notizia (e già questo fa venire meno il concetto stesso di autorità), lasciando i cittadini ignari e dimostrando che questo territorio non ha presidi di tutela.

La questione non è se la spadara fosse o meno autorizzata ad entrare. E non lo è nemmeno la questione dell’affondamento – che dietro si porta certamente costi e danni per pescatori e proprietari – ma chi controlla e cosa e quando.

Passi il disastro provocato da una infelice gestione amministrativa della vicenda “molo di sottoflutto” sin dal suo avvio. E passino anche i danni provocati all’economia di una città per un fermo di un’opera che, anche se fosse responsabilità dell’impresa (e non lo è), non esclude le responsabilità amministrative di chi ha gestito una partita durata nove (dicansi nove) vergognosi anni e che ancora non si è conclusa.

capitaneria_cp832_0Si dica chiaro che non si è in grado di garantire la sicurezza e la vigilanza su un cantiere, dove l’ingresso di  alcuni viene tollerato e quello di altri invece no. Perchè non si comprende, oggi più di ieri, perchè una città marinara, almeno nel periodo estivo (fino alla definizione di tutti i lavori), debba essere impedito un approdo per imbarcazioni da diporto, controllato e rigidamente regolamentato ma garantito a tutti.

Perché non può passare, dopo l’episodio odierno e dopo l’evidente assenza di controlli, che chi aveva il dovere giuridico di controllare non lo ha fatto; chi aveva l’obbligo istituzionale di informazione sui temi ambientali lo ha disatteso. E questo dell’affondamento, in circostanze ancora tutte da chiarire (se fossimo di fronte ad uno stato di necessità non ci sarebbe alcuna responsabilità perseguibile), investe in modo pieno ed assoluto questioni legate all’inquinamento, sulle quali qualcuno doveva farsi carico di informare e non lo ha fatto.

IL PRESIDENTE NAPOLITANO
IL PRESIDENTE NAPOLITANO

Sicché ora è persino incomprensibile lo spiegamento di forze e di controlli a tappetto sulle attività balneari, anche quelle svolte negli anni precedenti, apparentemente dirette a garantire un corretto uso degli arenili e delle attività imprenditoriali ed un silenzio così ambiguo su una vicenda che non sappiamo quanto (e se) possa essere grave per i pubblici usi del mare.

Il silenzio tenuto è, francamente, intollerabile! Se lo fosse tollerato, se non venisse posto l’accento su questo grave episodio, vorrebbe dire accettare un assetto borbonico dei presidi di sicurezza, che svolgerebbero le loro funzioni non al servizio del popolo italiano. Non, certamente, nel nostro nome!

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