STRETTO DI MESSINA: IL 3 GIUGNO SCIOPERO DI CGIL-CISL-UIL MA E’ QUESTIONE STRATEGICA

rfi strettoInutile continuare a nasconderlo: la mobilitazione sindacale indetta dagli operatori marittimi di CGIL-CISL-UIL per il 3 giugno prossimo, attiene a questioni di carattere strategico per lo sviluppo dell’area dello Stretto in particolare ma, più in generale, dell’intera Calabria e come tale non può e non deve rimanere circoscritta ad una rivendicazione sindacale ma coinvolgere l’intera Comunità che si muove nello Stretto.

in liquidazione
Assessore alle dismissioni

Ormai da diversi anni la classe politica ha dimostrato di non essere in grado di elaborare un’idea efficace di rilancio del sistema dei trasporti, finendo per assecondare il progressivo piano di dismissioni attuato da RFI, sia sul fronte del trasporto passeggeri, sia su quello delle merci, pur continuando, demagogicamente, a sostenere la bontà dell’idea di realizzare un’Area Integrata dello Stretto.

I fatti dicono, invece, come piuttosto che “integrare” la politica stia puntando ad isolare ancora di più le due sponde, operando scelte sciagurate in sede di programmazione ed evitando in tutti i modi il confronto con i sindacati, con le associazioni degli industriali, con le categorie produttive ed anche con quei 22.000 utenti che, quotidianamente, attraversano un paio di chilometri di mare in un tempo ed a costi surreali.

audizione inutile
audizione inutile

E che le Istituzioni locali e regionali siano prive di idee su come rilanciare il sistema dei trasporti nell’Area dello Stretto – ma più in generale per sfruttare la grande risorsa che è il mediterraneo – è dimostrato dall’assenza di contenuti, ovviamente inespressi, in sede di audizione presso la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, così come dall’inutilizzo dei fondi europei.

A queste condizioni, con un quadro politico che punta solo a succedere a se stesso e che ha cancellato il sistema delle relazioni sindacali e della concertazione con le categorie interessate, immaginare un qualsiasi tipo di sviluppo appare impossibile, a meno che le forze più responsabili non si assumano la responsabilità di ricostruire un minimo di tessuto sociale, intorno al quale possa ripartire il confronto e l’elaborazione di un progetto largamente condiviso.

C’è ancora qualcuno il quale, incurante delle indicazioni che da tempo e a più riprese giungono dal Governo e dallo stesso premier Renzi, aspetta che un Messia porti alla Calabria in dono la soluzione alla drammatica situazione economica in versa e non comprende l’impellenza di sollecitare e far emergere le progettualità che vengono direttamente dai territori.

La Calabria, e in particolare la provincia di Reggio Calabria, non può continuare ad elemosinare interventi a carattere temporaneo e precario che, a loro volta, producono un sistema occupazionale precario e di basso livello che poi costringe a ricorrere costantemente agli ammortizzatori sociali.

Il sistema così non regge e di fronte al fallimento di questa politica, i primi a doversi fare carico di questa situazione devono essere proprio i sindacati, non solo per difendere quanto è rimasto dei livelli occupazionali ma anche per difendere il loro storico ruolo nei processi di sviluppo.

            Villa San Giovanni, 15/05/2014

                                                                                                         Il Portavoce
Rocco CARIDI

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