Si scrive Regolamento sulla Pubblicità, si legge Conflitto d’Interesse

Approderà nuovamente domani sera, nel corso del Consiglio Comunale, la proposta del Regolamento Comunale della pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni. Questo avrebbe dovuto permettere di porre delle regole certe al marasma generale che ha caratterizzato una città che fa gola a molti operatori del settore.

L’appuntamento era di quelli importanti e come tutti gli appuntamenti importanti, anche in questo caso, l’Amministrazione Comunale si è fatta trovare impreparata (o forse troppo preparata).

Un dato è certo: il far west che abbiamo visto fino ad oggi è destinato a continuare, peggiorando il decoro della città.

Partiamo dal pregresso: tutte (o quasi) le insegne d’esercizio, quelle che generalmente stanno sopra la porta dei negozi è abusiva perché priva di autorizzazione. Autorizzazione che ha una validità triennale rinnovabile.

Posto che l’obiettivo è quello della semplificazione, non potendosi chiedere ad un imprenditore di conoscere tutte le variegate norme di legge, sarebbe bastato richiedere, all’atto della presentazione dei modelli di”nuova apertura” o trasferimento di attività commerciali, di presentare anche il modello di autorizzazione per l’insegna di esercizio. Troppo complicato? Non proprio!

Le norme prevedono che le insegne di esercizio inferiori ai5 metriquadri non debbano pagare alcuna imposta. Semprechè siano autorizzate, perché altrimenti scatta la sanzione per l’omessa comunicazione (a parte la sanzione prevista dall’art. 23 del CdS).

Sicché l’azienda che gestisce le affissioni e l’imposta comunale sulla pubblicità, in questi anni, regolarmente, ha provveduto a notificare svariate sanzioni a svariati commercianti per le loro insegne anche se al di sotto dei cinque metri quadri. Sanzioni che in alcuni casi sono diventate cartelle esattoriali ed, in altri,  addirittura minacce di pignoramento.

Il nuovo regolamento, che avrebbe potuto sanare questa situazione, invece, non prevede alcuna norma transitoria e, tantomeno, come più volte suggerito, una sanatoria per consentire la regolarizzazione dell’esistente.

Sotto questo profilo, dunque, non cambierà niente se non una esplicita autorizzazione alla “concessionaria” a continuare a procedere!

Vabbé ma cambia il decoro della città. Infatti!

Intanto il regolamento regolamenta anche il volantinaggio ma non abroga il regolamento su tale attività, approvato qualche mese fa.

Poi, sotto tutte le latitudini sta prevalendo l’idea che nelle aree maggiormente urbanizzate non debba più consentirsi l’installazione dei pericolosi cosiddetti 6×3 (via Riviera docet). Noi siamo temerari, motivo per cui abbiamo diviso la città in zone ma non abbiamo posto vincoli se non quelli derivanti dalle norme di piano.

Non abbiamo fatto un’analisi sulle aree maggiormente soggette a sinistri stradali, non abbiamo stabilito, dell’esistente, cosa intendiamo lasciare e cosa no. Soprattutto non abbiamo stabilito di chi sarà la proprietà degli impianti (se delle aziende di settore o del comune), se gli impianti verranno gestiti direttamente o, come le affissioni, verranno concesse all’esterno.

Sicché approvato il regolamento, chiunque potrà fare richiesta di nuove installazioni e nessuno potrà impedire che venga autorizzato. Il perché di tutto questo, risiede anche nella mancata adozione del Piano Generale degli Impianti.

Mentre abbiamo tralasciato sicurezza, decoro e quant’altro, garantendo il permanere del “farwest”, una considerevole parte regolamentare l’abbiamo dedicata al “servizio pubbliche affissioni” che più o meno direttamente è riconducibile ad uno dei firmatari della relazione accompagnatoria.

E vabbè e che significa? Anche Berlusconi ha fatto la legge sul riordino del sistema radiotelevisivo con il passaggio a quel digitale terrestre che anche voi non vedete.

Se per voi non significa nulla, continuate pure a pagare ma c’è un piccolo…. piccolissimo particolare che si chiama: conflitto d’interesse!

Il conflitto di interesse non è di per se un reato ma una condizione oggettiva e soggettiva in capo a colui il quale, con la propria condotta (di fare o non fare una determinata azione) determina un vantaggio per se stesso (o per prossimi congiunti).

In queste circostanze, ragioni di opportunità suggerirebbero al soggetto interessato di astenersi. Cosa diversa, invece, per i dipendenti delle regioni e degli Enti Locali sui quali, invece, corre l’obbligo di astensione.

Il Consiglio Comunale, quindi, non è chiamato a licenziare un regolamento  (che regola solo alcuni aspetti) ma a perfezionare un reato che, in ipotesi, potrebbe già essere stato commesso.

Buona pubblicità a tutti!

di Antonello Morabito

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