SENTENZA GOTHA E LE DIMENTICANZE DELLA POLITICA VILLESE

Il dato rilevante non è fornito dai 3 anni e 4 mesi di reclusione, comminati all’ex Sindaco di Villa San Giovanni che rischia di essere il capro espiatorio di una situazione che ha altre responsabilità. E tantomeno che sia complessivamente “caduta” l’aggravante mafiosa che faceva da “cappello” all’intero “Processo Gotha”. Ciò che rileva la straordinarietà dell’evento-sentenza, è che per la prima volta sia stata riconosciuta l’esistenza di una “struttura segreta” che non solo del malaffare aveva la direzione strategica.

Una sentenza che, anche ove (o in parte) venisse demolita in Appello, non toglierebbe nulla alla percezione dell’esistenza di un “potere etereo” che sottende a tutte le attività economiche e che è già percepibile scorrendo atti che si sono sin qui susseguiti e richiamati non solo nella dichiarazione iniziale della Pubblica Accusa (Villa sconta quasi 30 anni di deficit investigativo) ma negli atti depositati e nelle evidenze di tutti i giorni.

SEI LUSTRI DI POCRISIA

Ufficio Tecnico

Lo scrive, la Direzione Investigativa Antimafia, citando le risultanze della Commissione d’Accesso Antimafia che, dopo la parentesi Melito, fu chiamata ad accertare eventuali condizionamenti e che constatò, già all’epoca «una lacuna investigativa perdurante dal 1993».

Quella relazione, rimasta segreta per molti anni, tuttavia, dice molto di più. Afferma che pur rinvenendo solo «parzialmente» le condizioni per uno scioglimento ex art. 143 D.Lgs. 267/2000, sottolinea un «insieme di anomalie “amministrativo-gestionali”» tutte riconducibili all’Ufficio Tecnico Urbanistico, caratterizzato peraltro dal «singolare duplice rilievo assunto all’interno dell’Amministrazione comunale dall’ing. Francesco Morabito».

Titolare dell’Ufficio ed esponente di spicco del “Movimento Popolare Europeo” (poi Forza Italia di cui è stato Consigliere Provinciale) – scrive la Commissione – «può avere facilmente determinato una predominanza decisionale nei confronti dei collaboratori suoi subalterni, anche ben oltre quello meramente derivante dalle gerarchie interne al Comune». E – continuando – «anche gli incarichi per conto del Comune» nella Società “Patto Territoriale dello Stretto Spa e nella Società “Fata Morgana” rivelano, secondo la Commissione, di un suo «ruolo non semplicemente amministrativo nel complessivo formarsi di un indirizzo politico».

COME IL DIVINO OTELMA

Dell’importante documento si perdono le tracce. Si sa soltanto che il lavoro della Commissione non ha portato allo scioglimento del Comune e il lavoro della stessa si cita soltanto come punto di merito, senza che chi lo abbia avuto in mano citi un solo passaggio, tra quelli importanti, per evitare di dover dare giustificazioni sulle “segnalazioni” fatte dalla Commissione e rimaste inevase.

Ed infatti, conclude il documento, «non essendo le modalità operative dell’Ufficio diretto dall’Ing. Morabito state improntate…ad un sufficiente grado di garanzia del preciso rispetto delle normative….ciò abbia potuto causare una permeabilità, anche solo potenzialmente percepibile, a condizionamenti provenienti da circostanti ambienti mafiosi…». Conclude, l’importante documento con la proposta «della destinazione dello stesso ad altra mansione nell’ambito dell’Amministrazione Comunale….con l’obbligo dell’avvio del procedimento disciplinare a suo carico da parte dell’Autorità competente».

A memoria d’uomo, non si ricorda notizia che alcuno di tali provvedimenti siano stati adottati ed, anzi, la nostra proposta di rendere incompatibile la posizione di Dirigente Amministrativo con quella di Dirigente Politico, fu per ben due volte rigettata dal Consiglio Comunale: la prima con Calabrò Presidente e la seconda con La Valle sindaco.

AUTENTICAMENTE DEMOCRATICO

Giorgio Gaber

E’ evidente che l’accurato modo con il quale questa relazione della Commissione d’Accesso sia stata mantenuta riservata, evidenzia un interesse politico che la dice lunga sulle commistioni esistenti tra destra e sinistra. Commistioni che si sono trascinate sino ad oggi e che se non cambierà il quadro politico di riferimento, rischiano di costituire il baratro della democrazia e del Paese.

Oggi la città vive una condizione istituzionale drammatica, costretta all’ennesimo commissariamento e dove alcune iniziative (vigili, tributi, strade lunari, servizi inesistenti, un Ecomostro abbandonato, un lungomare rimaneggiato, ecc, ecc.) sembrano voler soprassedere sulle precise responsabilità di una condizione economica al limite del dissesto, dopo i plurimi commissariamenti e le violazioni di legge cui sono incorsi amministratori che si sono dimostrati incapaci e inadeguati. Ma questa condizione non si è manifestata per caso.

I responsabili di tutto questo hanno nomi, cognomi e precise responsabilità morali, che sono peggiori di quelle penali perché hanno inciso e incideranno su una moltitudine di persone. Responsabilità che non possono essere cancellate con un cambio di casacca o mettendo mano al portafoglio.

Responsabilità che – al contrario di quanto accaduto con la relazione conclusiva della Commissione d’Accesso del 2009 – devono emergere. E noi tutti sappiamo che mai, come in questo momento, se si vuole uscire da una condizione di prepotenza e vessazione, dobbiamo essere capaci di sognare per uscire di nuovo a riveder le stelle.

02/03/2018

di antonio morabito

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