Ponte sullo stretto: proroga per salvare Impregilo

Senza scomodare analisti internazionali, se c’è una cosa che emerge con estrema chiarezza dal comunicato stampa governo, in merito alla proroga concessa per l’approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto è che l’opera non verrà realizzata né oggi né al termine della proroga ma, piuttosto, che il Governo stia trattando per individuare – come anticipato dal presidente CIUCCI nel luglio scorso – la “way out” meno onerosa per lo Stato italiano e per le imprese coinvolte.

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D’altro canto, ove il Governo fosse stato accompagnato dal pensiero di poter realizzare l’opera, avrebbe provveduto a riassegnare alla Società “Ponte sullo Stretto” almeno parte delle somme che le erano state sottratte nel gennaio scorso, lasciandola completamente all’asciutto e, quindi, nell’incapacità di poter assumere impegni economici di qualsiasi entità.

Il comunicato diffuso dal Governo, poi, afferma chiaramente che la proroga sarebbe stata concessa per “verificare la fattibilità tecnica” dell’opera, il che sarebbe in contrasto con quanto affermato nell’atto con il quale, la società concessionaria della progettazione, dell’esecuzione e dell’esercizio, cioè la “Stretto di Messina”, nel luglio 2011 ha licenziato quello che ha definito “progetto definitivo”, determinando l’avvio della procedura per la dichiarazione di “pubblica utilità” dell’opera.

Ragionevolmente, un “progetto definitivo” contiene già una verifica della fattibilità tecnica e rappresenta la fase preliminare agli espropri ed alla cantierizzazione. A meno che il Governo non abbia voluto sconfessare la determinazione della Società del Ponte, rinviando tutto per gli esami di riparazione. Cosa che ovviamente ci pare alquanto improbabile.

C’è di più: il comunicato stampa del Governo, afferma chiaramente che in questo periodo di proroga potranno essere “assicurati sui territori interessati” solo “interventi infrastrutturali immediatamente cantierabili, a patto che presentino una funzionalità autonoma e siano già compresi nel progetto generale” ma – precisa – “previa deliberazione del CIPE”. Il che conferma che non c’è un euro in cassa e che gli eventuali interventi dovranno essere riprogrammati.

La verità che emerge è che in assenza del “progetto definitivo”, non sarebbe stata dovuta alcuna penale al Contraente Generale e, tuttavia, una decisione in tal senso da parte del Governo, avrebbe certamente avuto un riverbero immediato sui titoli delle aziende impegnate nell’opera e sull’economia nazionale.

Ora questo potrà piacere o meno e provocare un insopportabile senso di indignazione, epperò occorre dire con franchezza che il Governo, anche in questa circostanza, abbia inteso interpretare quel ruolo di responsabilità che deve appartenere agli uomini delle istituzioni.

La domanda, invece, è cosa ne sarà adesso di quei 700 proprietari di particelle catastali di cui non si è tenuto conto nel contesto di questa scelta e sui quali gravano, tutt’oggi, le “misure di salvaguardia” imposte dalla procedura avviata nel settembre 2011.

Questa è la vera incombenza degli Enti locali, altro che le opere inarrivabili.

Villa San Giovanni, 03/11/2012

                                                                                                            Il Portavoce

                                                                                                            Rocco CARIDI

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