Il candidato a sindaco, Antonio Messina, getta la maschera di agnello, faticosamente indossata, e mostra la sua solita arroganza rabbiosa, quella di cui molti sanno e che lo rende inadeguato, estraneo, alieno al ruolo di “condottiero” che altri – pur conoscendo questi forti limiti – gli hanno incautamente affidato.
La foto è tutt’altro che inopportuna ed è legata al commento del post in cui, molto chiaramente, viene detto che il Ministro Lupi, aveva affidato ad Incalza l’iter sulla “variante di Cannitello” che, come tutti sappiamo, è stata subito completata col mascheramento a “parco” e il rifacimento, completo, di quella cloaca che con coraggio continuiamo a definire “lungomare”.
UNA CITTA’ ILLUSA E TRADITA
Ora, l’irascibile Messina, dovrebbe ricordare che il 25 agosto 2012, dichiarò alla stampa che “Benvenuti al Sud” barava e che “Eurolink”, che avrebbe dovuto realizzare l’opera, non aveva abbandonato i cantieri, era solo andata inferie.
Ferie mai terminate visto che il 4 ottobre 2012, il sindaco, Rocco La Valle, siglava e pubblicava (clicca) l’atto con cui si affermava l’ultimazione dei lavori, ufficializzando che “Eurolink”, a norma del Codice dei Contratti, poteva smobilitare il cantiere ed essere liquidata dello “stato avanzamento lavori”.
Il resto è stato “teatro buffo”, condito di dichiarazioni, col risultato che l’opera omnia rimane sempre lì, nuda e cruda, a deturpare il paesaggio e a ricordare sempre quella cloaca che noi continuiamo a definire lungomare.
Nella telenovela sulla vicenda, il buon Lupi, ansioso di risolvere la questione “Variante”, affidava il tutto al suo uomo di maggior fiducia: quell’Ercole Incalza ieri finito in manette che però nel frattempo aveva lasciato l’incarico al Ministero, divenendo consulente dello stesso Ministero
Messina e La Valle, se ne facciano una ragione: piuttosto che difendere la loro città, hanno preferito le “foto di gruppo” di cui ora (e solo ora) si vergognano.
IRASCIBILE DI NATURA
Messina è “sbroccato”. Di fronte ad una cura di “memoser compresse”, è tornato normale, con quel carattere sgradevolmente irruento, impetuoso, veemente a tratti aggressivo. Insomma, Messina è tornato ad essere Messina.
Lancia in resta, agguantato il coraggio a due mani, Messina ha parlato di «fatto gravissimo» e che «in 15 anni di attività politica e amministrativa» non gli era mai successo di ricevere «una calunnia così grave che oltre a creare un danno» alla sua immagine.
Già questo sarebbe sufficiente per bollare il Messina come “antidemocratico” (ma questo è nella sua natura) se non si aggiungesse il fatto – questo si sgradevole – che si sia trattato di un’azione intimidatoria contro una donna, che lo pone fuori da quel concetto di civiltà di cui, lo stesso Messina, pretende di fare sfoggio.
LANZICHENECCHI, UNITEVI
L’operazione di ieri costituisce solo la conclusione della prima parte di una indagine, sfociata nei provvedimenti adottati dalla magistratura e, come tale, deve essere intesa, con tutte le garanzie previste per chi è innocente, fino a prova del contrario.
Questo è quanto, garantisti o meno, prevede la Costituzione e proprio per questo stupisce la reazione di Messina per la pubblicazione di quella foto. D’altro canto, dalla Giunta La Valle, lo abbiamo sentito ripeterlo fino alla noia che la «magistratura avrebbe detto chi ha ragione e chi no». Peccato che quando la magistratura ha sentenziato (una per tutti: Parco dei Falchi), nessuno abbia aperto bocca per scusarsi con la città.
Questo è però, anche, quello che “operatori dell’informazione” dovrebbero fare, cioè raccontare i fatti, sempre, senza lasciarsi andare a polemiche più o meno strutturate, affermando: «trovo davvero squallido che si faccia campagna elettorale denigrando e offendendo l’avversario».
Comprendiamo la pochezza della femmina autrice ma, nonostante ogni sforzo, non riusciamo a capire dove sia la denigrazione e l’offesa dell’avversario. Per la verità non riusciamo a capire tante cose: dalla perfetta armonia sui tempi, all’intesa politica. Ma questa è un’altra cosa.
Alle sue elucubrazioni e strumentalizzazioni, vorremmo solo fare una correzione: i preti non sono due, ma uno e non servirà tiraredalla giacca nessuno per farselo amico. Così come si chiama rispetto per le leggi, che è cosa diversa da quello che lui vorrebbe si insegnasse a scuola, mostrando muscoli e canini rabbiosi, evitando di far funzionare quell’unico neurone.
Per questo non serve nemmeno pubblicare uno schizzo, un disegno per agevolare la sua comprensione.