LOTTERO E IL PD TEMPOREGGIANO SULLA CONVOCAZIONE (ORMAI INUTILE) DEL CONSIGLIO

Guardia-di-Finanza-in-operazione-di-arrestoDovrebbe essere oggi pomeriggio, verosimilmente, la riunione tra i consiglieri di minoranza che dovranno decidere se convocare o meno il consiglio comunale sulle gravi vicende giudiziarie che stanno interessando l’amministrazione comunale villese.

A dover sciogliere la riserva i consiglieri del PD e Silvia Lottero che, in coerenza con le condotte sin qui tenute, avevano frapposto ostacoli ad una convocazione chiesta, oltre 10 giorni fa, da Morgante e che oggi apparirebbe intempestiva e fuori tempo massimo, avendo vanificato una richiesta che si candidava a sostenere e difendere l’azione di magistrati e forze dell’ordine, apparentemente sostenuta da tanti ma in realtà contestata e vissuta come un problema.

D’altro canto, come più volte ha affermato anche il Procuratore De Raho, il primo provvedimento (poi passato al vaglio del GIP), era stato assunto d’urgenza per scongiurare l’eventuale fuga di alcuni indagati ma che l’inchiesta avrebbe necessitato di almeno altri due mesi d’indagine. Ed è ovvio che con il “terremoto” che molti si aspettano, non appare per nulla strano il comportamento di un PD che si è mostrato sempre accondiscendente con la maggioranza, come d’altronde la Lottero.

IL SILENZIO E’ D’ORO

non-vedo-non-sento-non-parlo-sitoIl Consiglio Comunale del 20 maggio scorso, celebratosi a 10 giorni dal trambusto causato dalla prima tranche dell’operazione “Fata Morgana”, aveva anch’esso consegnato una maggioranza che, tardivamente, aveva espresso una solidarietà di facciata al sindaco, che aveva scelto la strada del silenzio, mentre i mass-media riempivano pagine di particolari sulla vicenda , mentre l’Assessore Cassone parlava preventivamente di tentativi di sciacallaggio.

Una seduta, quella del 20 maggio scorso, convocata per occuparsi di questioni di bilancio e che, a norma di regolamento – e come a sorpresa proposto da Morgante – solo di quello avrebbe dovuto occuparsi ma che ha sparigliato i pastori nel presepe, evidentemente già d’accordo su come si sarebbe dovuto svolgere un Consiglio già abbondantemente preparato. E con un Segretario Comunale che da perfetto “consulente giuridico dell’Ente”, ha glissato sul fatto che le norme, anche regolamentari, si rispettano e per modificarle è necessaria una maggioranza qualificata ed un iter istruttorio che non può essere quello di “mettiamo ai voti la proposta di Morgante” del presidente del consiglio comunale.

Così la città si è dovuta accontentare della scelta scellerata del sindaco, che non solo ha dichiarato di dover rispondere solo alla sua famiglia ma che, ancora una volta, ha mentito sulle accuse rivolte – ancora solo in ipotesi – dai magistrati, omettendo di dire, almeno, che l’ipotesi accusatoria fosse ben più grave di quella che egli ha lasciato credere.

Una scelta condivisibile, quella di Messina, di dover rispondere solo alla sua famiglia, ma che non è stata seguita dall’inevitabile conseguente gesto di dimettersi, riservato alle persone che vogliano consegnare le loro “gesta” ad un profilo privato e personale.

UNA OCCASIONE PERSA?

occasione persaE Mentre gli atti venivano pubblicati dai vari organi di stampa, una funerea amministrazione comunale, ancora tentava di nascondere verità pubbliche e la minoranza, in grave difficoltà, continuava a fare “selfie” col sindaco, disinformando i cittadini su presunti improbabili progetti e, questi si, con un’opera di sciacallaggio senza precedenti.

Oggi ben poco potrebbe portare un Consiglio Comunale che non ha niente da aggiungere a fatti ormai ampiamente noti, a meno che non anticipi il contenuto delle inchieste prossime venture che difficilmente saranno a conoscenza dei consiglieri.

Certamente, un Consiglio Comunale potrebbe essere utile per sancire il fallimento di una politica uscita dalle urne solo un anno fa, che ha dato dimostrazione di accettare con riluttanza le iniziative di magistrati e forze di  polizia e dimostrando di essere molto vicina, simile, attigua, affine a quell’antimafia goffa e parolaia, fatta di parate, di presunzioni e arroganza vuota.

Forse, e questa sarebbe l’ultima occasione per dare dimostrazione che anche a queste latitudini la politica è una cosa seria, la minoranza tutta potrebbe dare un esempio, dimostrando di aver compreso la serietà della situazione, prima che altri e ulteriori provvedimenti intervengano, rassegnando le dimissioni e dimostrando che la politica ha ancora voglia di essere al servizio del bene comune.

07/06/2016

antonio morabito

 

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