«Carissime studentesse e cari studenti, desidero augurarvi un anno scolastico motivante e gratificante. Vi auguro di saper scorgere sfide sempre nuove all’interno della scuola e fuori di essa e di riuscire a riconoscere e a realizzare i vostri sogni»…. E’ così che inizia la lettera di saluto del dirigente scolastico, Maristella Spezzano, ai suoi alunni. A quelli vecchi ed a quelli neo-iscritti…forse.
E qui inizia, e finisce, la responsabilità della dirigente, che aveva il diritto di affidarsi alle altre istituzioni, come la Provincia e il Comune, che dovevano – come accade nei Paesi normali – assumersi le loro “responsabilità”.
Eccola parolina magica: “responsabilità”, cioè il dovere di svolgere con perizia e diligenza quel compito di rappresentare una Comunità di persone.
Nel mezzo ragazzi, non i loro genitori (non tutti), abbandonati a loro stessi fintanto che qualcuno non ha avuto uno scatto d’orgoglio ed ha protestato, innescando una reazione che non si sa dove e quando finirà, ma senza guardare in faccia il vero problema.
Un problema che ha i volti dei “palloni gonfiati” che si atteggiano
a statisti ma che non sanno cosa significhi vivere in un Paese Civile, dove le scuole non si sistemano perché ci sono i soldi ma perché sono lo strumento in cui si formano le personalità, in cui si esercita quello che a loro manca: la cultura democratica e dell’integrazione.
La colpa, cari ragazzi, la pagate voi. Ma sono colpe che i vostri genitori vi consegnano per le loro scelte superficiali, perché…. tanto….a cosa servirà la scuola in una città dove la massima aspirazione è quella di occupare un “loculo” al Centro Commerciale o in un altro tugurio, che vi costringerà a dire “grazie” per il resto della vostra vita!