Grazie al Ministro Alfano svelate molte verità sullo Stretto

Jonny Stecchino: il problema più grande è il traffico!
Jonny Stecchino: il problema più grande è il traffico!

 

Adesso è tutto molto più chiaro: con la riforma del Titolo V della Costituzione sono state introdotte norme chiarissime che prevedono l’uniforme applicazione dell’ordinamento a favore dei poteri forti.

Sicché nell’area “disintegrata” dello Stretto, le norme di legge si applicano solo se favorevoli alle holding monopolistiche dell’attraversamento o, quanto meno, a favore di coloro che non le ostacolano.

A portare chiarezza non è quanto avvenuto a Messina, dove anche il Prefetto si è adoperato per garantire l’uniforme applicazione dell’ordinamento, anche se questo ha significato, in qualche modo, favorire gli interessi di Caronte&Tourist.

Questa volta è il contrario. Cioè non aver garantito, lato Calabria, l’uniforme applicazione dell’ordinamento, ha finito per dimostrare che certi interventi istituzionali, certe norme di legge, hanno una natura “carsica” che affiora se favorisce i “poteri forti” e sparisce se tutela i diritti e le libertà dei cittadini.

L’Ordinanza antiTir di Accorinti

accorintiil 21 luglio scorso, il Sindaco di Messina, Renato Accorinti, emanava una “ordinanza” in tema di circolazione stradale, per inibire la passaggio e la sosta di veicoli superiori a 7,5 tonnellate dal centro di Messina.

L’Organizzazione di categoria degli Autotrasportatori, AIAS, presentava rituale ricorso al Ministero delle Infrastrutture ai sensi degli art. 37 del Codice della Strada e art. 74 del regolamento d’esecuzione, inviando comunicazione al Prefetto di Messina perché si facesse garante della esecuzione della sospensione “per legge” della medesima ordinanza.

Il Prefetto di Messina, regolarmente, inviava una comunicazione formale al Sindaco, sapendo che, nella sua funzione, egli è delegato dal Governo a garantire il rispetto del principio di leale collaborazione da parte anche dei Comuni, “a tutela dell’unità giuridica” della Repubblica.

Alfano e la trappola letale

sconfitto Alfano
sconfitto Alfano

Il 7 agosto scorso, il Comune di Villa San Giovanni emanava una ordinanza (79/2014) in tema di circolazione stradale, al fine di regolamentare l’accesso e la sosta in una area individuata per l’organizzazione della manifestazione “Legalitalia 2014”, previste per l’8, il 9 ed il 10 agosto, alla quale avrebbero preso parte alcune importanti personalità tra le quali, il Ministro dell’Interno, alcuni magistrati e il capo della polizia.

Il 9 agosto, alcuni cittadini – tra cui un Consigliere Comunale – esattamente come accaduto a Messina, presentavano ricorso gerarchico al Ministero delle Infrastrutture, notificandolo per raccomandata al Comune alle ore 11,50 dello stesso giorno e trasmettendo un telegramma al prefetto di Reggio Calabria, affinché si facesse garante dell’uniforme applicazione dell’ordinamento, ma…

Dilettanti allo sbaraglio

Con la presentazione del ricorso, Lo sapevamo benissimo che l’amministrazione comunale avrebbe potuto, rendere inefficace lo stesso ricorso (almeno fino alla trattazione nel merito), perdendo solo qualche ora per individuare le ragioni di “necessità ed urgenza” su cui fondare la riviviscenza dell’ordinanza dopo il ricorso.

La Giunta Comunale
La Giunta Comunale

La speranza era che dopo aver visto all’opera l’amministrazione La Valle in questi 4 anni, il livello di “sprovvedutezza” e di arroganza li portasse a non assumere alcuna iniziativa. Esattamente come hanno fatto!

passerelle
passerelle

Anche se non è esattamente così. Infatti, mentre il primo giorno (8) il provvedimento ha provocato indicibili disagi ad attività commerciali, turistiche, e cittadini in genere, il giorno dopo, alla ricezione del ricorso, pur non adottando alcun formale provvedimento, l’ordinanza veniva totalmente disapplicata mentre, il 10 agosto, la circolazione veniva nuovamente interdetta come il primo giorno ma senza alcun presidio della Polizia locale ma attraverso transenne abbandonate al loro destino.

Il che, però, aumenta le responsabilità. E non solo dell’amministrazione comunale. Ed, infatti, non solo l’aver omesso di ribadire formalmente le ragioni di “necessità ed urgenza”, espone i responsabili ad un vero e proprio “abuso d’ufficio”, semplicemente per avere procurato un danno a “x” cittadini ma, soprattutto, dimostra come non vi fossero ragioni di “necessità ed urgenza”.

Orbene, noi non sappiamo se il prefetto di Reggio Calabria abbia, o meno, ricevuto il telegramma per tempo (questo lo accerterà la magistratura). E, però, se lo avesse ricevuto la situazione si complicherebbe e di molto, perché farebbe emergere una serie di interrogativi anche sulla effettiva idoneità della prefettura ad interpretare il ruolo di interlocutore affidabile delle Comunità locali.

I Padroni dello Stretto

tirDi questo dovrebbe occuparsi il Governo (liberandosi dall’imbarazzante fardello dell’NCD) e di questo dovrebbe interessarsi il Parlamento e, in particolare, la Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta dall’On,le Rosy BINDI, perché i Calabresi sono stanchi di sentire parlare di “Leggi Speciali”, in particolare per la provincia di Reggio Calabria, quando sono proprio le istituzioni a non essere in grado di garantire il rispetto delle leggi.

E non è un caso isolato, questo, ma una costante che l’On.le Bindi e l’On.le Fava non sentiranno mai dalla viva voce di quei “papaveri” e “lanzichenecchi” innamorati delle passerelle.

D’accordo, anche i Calabresi hanno le loro colpe, per via di sciagurate scelte elettorali ma, anche questo, è solo il frutto dell’inadeguatezza di scelte nazionali, dove non si è ancora compreso che la lotta alla “ndrangheta” si fa lottando ogni giorno contro ogni forma di illegalità. Una battaglia impossibile se non si comincia rinnovamento totale di alcune istituzioni, rinnovando persino i fogli di carta che vi albergano.

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