D’altro canto, Messina è alla guida di un assessorato con deleghe importanti: bilancio e servizi. E sul fronte del bilancio i risultati sono sotto gli occhi di tutti, specie della Corte dei Conti che, solo nell’ultima comunicazione, contesta ben 16 punti che non sono solo criticità, ma vere e proprie censure, alle quali l’amministrazione risponde, consapevole che mai nessuno le leggerà e quando accadrà sarà ormai troppo tardi.
Questioni pesanti quelle sollevate dai Giudici contabili che ritengono non veritiere e comunque non conformi alle regole stabilite in tema di bilanci pubblici. A cominciare dall’effettività dei crediti, al permanere della loro esigibilità, alla corretta determinazione del fondo di riserva (per i Comuni con criticità di bilancio), ad una oculata gestione che eviti la formazione dei debiti fuori bilancio (che nella stessa seduta di consiglio vengono approvati per una cifra che sfiora i 60.000 euro), fino alla pubblicazione e comunicazione delle spese di rappresentanza e garantire la correttezza dei presupposti giuridico-amministrativi e via via proseguendo.
Non c’è che dire, insomma, sul fronte del bilancio il nostro provetto candidato ha una visione del tutto “singolare”, diversa dalla Corte dei Conti, come della trasparenza. Tant’è che la delibera di Consiglio nemmeno contiene l’atto con i rilievi dei Giudici. E non è la prima e l’unica volta.
ALLARMI INFONDATI
Messina è anche assessore ai servizi e, quindi, nella sua duplice funzione vanta anche un bel curriculum per la gestione dei servizi, tanto da aver fatto partire (solo per l’ultimo mandato), la raccolta differenziata con ben 4 (leggansi quattro) anni di ritardoe solo perchè costretto dal pressing e dal rischio che la Regione applicasse un ulteriore sovrapprezzo.
Tant’è che la raccolta differenziata è apparsa come una forzatura, adottata in fretta e furia senza un progetto. Che è come costruire una casa senza calcoli strutturali, senza studi geologici, senza alcuna informazione su chi fa cosa. E ognuno fa come vuole e si vede.
Compresa AVR i cui operatori, proprio oggi, sarebbero stati colti a gettare i rifiuti in una discarica abusiva, tanto da avere costretto i passanti ad avvisare la Polizia Locale. E certo, se ciò fosse definitivamente accertato, non sarebbe un bello spettacolo.
LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO
Così però, i conti non tornano. Posto che la Ta.Ri. si applica con una riduzione rispetto alla TARES, se il Comune – nonostante il regolamento approvato all’unanimità dal Consiglio prevedesse tutte le date – non manda contestualmente le singole rate ed il saldo e a dicembre manda solo il saldo, senza effettuare i conteggi sulla percentuale di sconto applicata, il contribuente (giusta sentenza anche della Commissione Tributaria dell’Emilia) come fa a sapere se, effettivamente, è stata applicata la scontistica (ma poi del 21 o del 25%)?
Nemmeno viene spiegato come mai viene prodotto solo il 46% (in assenza di cassonetti e di centro di raccolta) di differenziata. Il 54 % cosa fa la mangia? Perchè non ci pare siano state adottate sanzioni per coloro che conferiscono in altri Comuni limitrofi.
PER EREDITA’ O PER CENSO?
Tant’è che gli unici ostacoli, al momento, lui ce li ha in casa, perchè fuori gode (lui o chi per lui) di grandi entrature. Quelle stesse che gli consentono di utilizzare l’AVR come fosse propria e come se il Comune fosse un’azienda di famiglia.
L’ultima, in ordine di tempo, gli ha permesso di mettere in scena il più spettacolare “spot elettorale”, con un camion attrezzato, nuovo nuovo, inviato da AVR a ripulire piazza Valsesia dalle prime ore del pomeriggio e fino a sera. Quando il buio non ha consentito nemmeno ai giullari di corte di verificare esattamente come quella piazza era più zozza di sempre!