VILLA: DOPO LA SENTENZA DEL TAR VANNO IN SCENA CONFUSIONE E DILETTANTISMO

Non ci vuole Carnelutti per affermare che la sentenza del TAR, che qualche giorno fa ha annullato i provvedimenti firmati dal sindaco eletto (e sospeso), Giovanni Siclari e quelli sottoscritti dal suo vice, Mariagrazia Richichi, sia stata parzialmente disattesa.

L’annullamento degli atti sottoscritti da Siclari, quanto alla firma del manifesto elettorale e  quelli successivi, infatti, in ossequio alla sentenza nr. 406/2017, hanno trovato soddisfazione nella nomina, da parte del Prefetto, di un Commissario con i poteri del Sindaco e della Giunta.

Quanto, invece, alla convocazione della prima seduta del Consiglio Comunale, l’annullamento da parte del TAR non ha trovato alcun ristoro nelle condotte amministrative che hanno proseguito il loro iter con la malinconica e desolata seduta del Consiglio Comunale di ieri.

I CARNELUTTI DE NOARTI

A questa conclusione, peraltro, si giunge anche per semplice deduzione logica. Ed, infatti, se il Commissario Saladino è stato nominato con i poteri di Sindaco e Giunta, è perché entrambi gli organi non sono mai stati nominati per via del vizio originario dell’atto di incarico. Ma questo significa anche che, sulla base delle procedure previste dal D.Lgs. 267/2000, l’illegittimità della nomina di Richichi e degli atti da lei a sua volta sottoscritti, ha comportato la nullità di tutti gli atti successivi.

Questo, ovviamente, finisce per coinvolgere la convocazione della prima seduta del Consiglio Comunale e tutti gli atti deliberati in quella seduta e nelle successive. E qui si attaglia il primo vero grosso problema per la maggioranza. E non solo!

A parte che il TAR ha smentito tutti (dal Prefetto al Ministro, dal Segretario Comunale a Siclari) sulla mancanza di soluzione di continuità della sospensione prevista dalla “Severino”, va ricordato che l’art. 40, comma 1, del D.Lgs. 267/2000, recita che: La prima seduta del Consiglio Comunale […] deve essere convocata entro il termine perentorio di dieci giorni….

AVVINGHIATI ALLA POLTRONA

Per quanto ci si sforzi, la realtà è che la prima seduta, dove deve esaminarsi la “condizione degli eletti”, nominare la “commissione elettorale” ed eleggere il “presidente del consiglio comunale”, per effetto della sentenza del TAR non si è mai legalmente tenuta e gli atti devono essere rinnovati.

Il risultato è che il termine “perentorio” di dieci giorni dall’elezione, non può essere più rispettato, nemmeno ove si considerasse, come dichiara la giurisprudenza, con funzione “acceleratoria” che, a distanza di quattro mesi, assumerebbe una “funzione dilatoria” con l’effetto di mortificare la democrazia e il funzionamento degli organi. La conseguenza, dunque, sarebbe quella di determinare lo scioglimento del consiglio comunale.

Orbene, il Consiglio Comunale, convocato per ieri non dal legittimo detentore dei poteri (Commissario) ma da un semplice Consigliere Comunale (nemmeno il Consigliere Anziano), ha determinato l’ennesima illegittimità della seduta, alla quale, peraltro, la maggioranza si è presentata a ranghi ridotti.

ELEZIONE E INSEDIAMENTO

Com’è noto, le elezioni amministrative vengono svolte per “l’elezione del sindaco e del consiglio comunale” che, l’11 giugno 2017, ha sancito l’elezione di Siclari (che però non poteva svolgere la funzione) e dell’attuale maggioranza (la cui elezione mai è stata contestata). Tuttavia, una cosa è il  momento elettorale ed, un’altra, il momento dell’insediamento.

Ebbene, con la proclamazione viene elencato il numero ed i nomi di coloro che eserciteranno il ruolo di  consiglieri comunali (di indirizzo e controllo) ma l’entrata in carica dell’organo collegiale (Consiglio Comunale) concide con la prima seduta, nella quale vengono svolte le operazioni tassativamente richieste dalla legge.

Orbene, visto che la prima seduta legalmente non c’è mai stata….si tratta di accanimento terapeutico? Oppure è il timore che non si possa rinnovare la convocazione e quindi la necessità di tornare alle urne che fa tremare i bugiardi professionali, abituali e per tendenza?

ALL’OMBRA DEI TITANI

Dal giorno delle interrogazioni parlamentari, un insolito nervosismo ha pervaso i palazzi della politica. E non solo quelli locali ma soprattutto quelli Romani. E mentre alcuni, dopo la sentenza del TAR, danno già il prefetto con le valigie in mano, c’è chi è pronto a giurare che la Commissione d’Accesso Antimafia sia stata un effetto, voluto dal Ministro dell’Interno, che avrebbe impresso un’accelerazione ad una vicenda già in itinere.

Ed a quanto pare, gli atti sott’accusa sarebbero proprio quelli compiuti dagli amministratori comunali usciti dalle urne l’11 giugno scorso. E dopo la sentenza del TAR non ancora entrati in Comune!

18/10/2017

antonio morabito

 

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