STUPIDARIO POST ELETTORALE PER IL BENE DELLA CITTA’

IL CIPE APPROVA il contratto di programma – parte investimenti 2017-2021 – tra Ministero delle Infrastrutture e RFI per oltre 30 miliardi. Con l’istruttoria sono anche garantiti gli impegni assunti, dal Governo, nei confronti degli enti locali e territoriali interessati dalla realizzazione dell’opera, portando a quasi 100 milioni di euro il valore delle misure di accompagnamento per  interventi di ristoro ambientale e sociale che saranno attuati sulla base di un programma da condividere nell’ambito dell’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione.

Nel 2006, invece, con la Delibera nr. 83, nell’approvare l’opera “Variante di Cannitello”, propedeutica al Ponte sullo Stretto, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, su “osservazioni” del Ministero dell’Ambiente, prescriveva “il ricoprimento del tunnel ferroviario e la riqualificazione dell’intera area, estesa per almeno un paio di chilometri. Quindi anche l’intero lungomare!

Dopo 11 anni, piuttosto che chiamare ciascuno alle proprie responsabilità, un Consiglio Comunale (forse) illegittimo e sicuramente privo di coraggio, ha deciso di accontentarsi di un progetto di “Italfer” che per conto di RFI (nuovamente subentrata ad Eurolink) ha presentato all’Ente il conto (rimaneggiato di circa 8 mln di euro) con un’opera che nulla (o poco) ha a che vedere con il “parco a verde attrezzato” che dal lungomare avrebbe dovuto dispiegarsi sino alla via Nazionale.

A SAN LUCIDO FACCIAMO COSI’

Rete Ferroviaria Italiana è stata condannata al pagamento di 1,8 mln di euro per il “danno ambientale permanente” provocato dalla realizzazione di “barriere frangiflutto”. Che trasposto nella vicenda che qui interessa, avrebbe significato la condanna certa del Ministero delle infrastrutture e del Governo.

La Variante di Cannitello, come si ricorderà, è stata considerata come necessaria perchè propedeutica alla realizzazione del Ponte sullo Stretto e nulla avrebbe potuto opporre, il Comune, se non pretendere le opere di “mitigazione ambientale” che lo stesso CIPE aveva prescritto nel 2006.

Quando il 4 ottobre del 2012 il sindaco Rocco La Valle, ampiamente e tempestivamente informato, aveva firmato la “comunicazione ai creditori” che Eurolink aveva terminato (?) l’opera, egli sapeva perfettamente che quell’atto avrebbe avuto delle conseguenze legali, perchè permetteva all’azienda di rimuovere il cantiere di un’opera incompleta e metteva nella condizione – a norma del codice degli appalti – di ottenere il collaudo  e il pagamento dell’ultimo SAL dell’opera “funzionale alle Ferrovie”.

Distrazione, superficialità, ignoranza o incompetenza non è più questo il punto. Il punto è che il consiglio comunale (o i vari consigli succedutisi nel tempo), avrebbero dovuto, con un atto stragiudiziale, diffidare e mettere in mora il Governo e il Ministero delle Infrastrutture, e pretendere la rifusione del danno provocato o, in caso contrario, avviare una procedura presso la Corte di Giustizia Europea per vedere riconosciuto il maltolto alla città.

PIALE DOCET

Forse scopriremo, anche grazie all’interessamento di “Presa Diretta”, che ha in calendario una trasmissione che ricorderà come sia stata violata l’integrità territoriale, etica e morale di Villa San Giovanni. E sarà un bel vedere, leggere nella faccia di molti che – pur già all’epoca dei fatti consapevoli – mostreranno stupore di fronte a verità tanto palesi.

Oggi continuiamo ad accontentarci di un Consiglio Comunale che, silenziosamente, approva. Approva un’opera altra rispetto a quelle originariamente licenziate e pagate. Opere che – secondo le dichiarazioni di Ciucci – avrebbero dovuto essere messe in campo già a partire da gennaio 2013. Per poi essere stravolte e modificate dall’Amministrazione Messina e dalla minoranza nel 2016, sottraendo alla città una strada a scorrimento veloce (tale è la definizione del lungomare) e regalando una strada a senso unico….ma con la pista ciclabile.

Ecco quello che essenzialmente manca agli amministratori comunali: la conoscenza della storia della città, insieme ad una considerevole dose di coraggio per onorare quel dovere di tutela della Comunità villese, fatta di popolo e territorio, racchiuse dentro la cultura di governo. E l’approvazione per (finti) stralci, tirata fuori dal cilindro dell’ultimo minuto da chi, in pieno conflitto d’interessi (magari anche solo etici), è solo un artificio letterale in assenza, appunto, degli stralci da approvare.

Da qui al “buon governo” ne passa di strada. Tanto quanto ne passa dalla tribù alla città. Ma questo è quello che la democrazia ci ha consegnato. Amara consolazione, se solo non ci si accorgesse che in democrazia funzionano anche altri organi dello Stato che qui, chissà perché, latitano da almeno 30 anni.

10/08/2017

di antonio morabito

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