SE QUESTO E’ UN UOMO!

indexNella parola di un uomo risiedono i suoi valori, i suoi principi, i suoi insegnamenti, i suoi sogni. E se alla sua parola non seguono i fatti, quello che avevamo considerato un uomo è lo spettro di se stesso, con tutto quello che si porta dietro, con tutte le bugie che dice, che insegna ai propri figli, alla propria compagna, ai propri amici. Un uomo ha il coraggio delle proprie azioni, delle proprie scelte, anche delle proprie rinunce ed è capace di soffrire in silenzio, di dire: ho sbagliato!; di ricominciare, di ricostruire il mondo attorno a sé.

No, non è di un uomo che stiamo parlando! Perchè uno che uscendo di casa, come primo insegnamento, ha avuto “il rispetto per gli altri”, non si permette, con uno pseudonimo che può essere il “Conte” o altro, nel 2010, in occasione della precedente campagna elettorale, di lasciarsi continuamente andare in ingiurie e contumelie contro i protagonisti di allora ed, anche allora, costringendo l’amministratore della pagina a zittirlo. E non si ripete, più tardi, con la pagina “Quotidiano BenvenutiASud”, a ribadire altre contumelie e ingiurie, tentando di far ricadere la colpa su altri, perchè questo è un atto di vità.

Su tutti, però, il peggiore atto di viltà è quello di non avere mai chiesto scusa. Non oggi che è stato scoperto, smascherato, ma prima, quando, cioé, accortosi di essere stato trascinato e “istigato all’odio” è stato anche indotto a smetterla, a chiudere quella pagina, ad interrompere quella sequenza di insulti la cui motivazione, ora è più chiaro, risiedeva in vicende personali con il segretario del PD.

Se fosse vero, sarebbe da ricovero coatto, perchè un uomo a 50 anni che prima si trascina, poi si fa trascinare nel turpiloquio, qualche problema deve averlo e perchè la giustizia è cieca e vede nella penale responsabilità la coscienza e la volontà dell’agire. Il momento conoscitivo e quello volitivo di un’azione portata a compimento autonomamente, a meno che non vi siano ragioni, appunto, che escludono la piena capacità d’intendere e di volere.

BEATO CHI CI CREDE

SPETT.UMBERTO ECO A NAPOLI(SUD FOTO SERGIO SIANO)Proprio questo sarebbe, se fosse vero. Se, cioè, le ragioni di astio personale, l’essere rancorosi, astiosi non li avesse portati già ben due volte a commettere gli stessi errori. Anzi tre, perchè la memoria corta non ha scordato quando la “policy” di facebook ha portato a cancellare i profili “fake” e il “nostro eroe” ha accusato del fatto un prete che avrebbe, nel corso di in una predica, preso parti politiche ma che nella circostanza nemmeno era in sede.

Siamo all’apoteosi della bugia, alla sagra della menzogna accompagnata dalla convinzione che “più siamo, più chiasso facciamo, più valiamo”. E con soggetti che esprimono la “solidarietà” quasi che il “nostro eroe” sia stato oggetto di un infame attentato e non, invece, l’autore di un gratuito proditorio attacco, nascosto dietro lo schermo di una sigla che non gli apparteneva e che poteva indurre, come ha fatto per ben 3 anni, in errore persino la magistratura, figuriamoci i destinatari di quelle offese.

Le questioni giudiziarie troveranno soluzione in sede giudiziaria ma resta la certezza delle notti insonni che accompagneranno la coscienza di un uomo che nemmeno il richiamo delle tribù, montane o marine, potrà lenire. Sempre ammesso che ce l’abbia!

Dice Umberto Eco che «I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel». Ora sappiamo che aveva ragione!

error: Content is protected !!
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: