Nuovo Consiglio Comunale: il PD unica nota stonata non riesce a cambiare verso

sala_consiglioParte, com’è giusto che sia, il nuovo e rinnovato Consiglio Comunale che sceglie, all’unanimità, il suo presidente, Patrizia Liberto, anch’essa prima donna della storia a sedere sullo scranno più alto della Civica Assemblea.

Parte, e parte come è giusto che sia, col piede giusto Antonio Messina, chiedendo la collaborazione di tutti, dimostrandosi aperto e disponibile a recepire le istanze che verranno dalla minoranza e dimostrando, almeno nelle dichiarazioni iniziali che verranno valutate in divenire, di voler essere il Sindaco di tutti: non solo di coloro che hanno votato (non importa chi) ma anche di coloro che, sfiduciati, non si sono recati alle urne.

Finite le battaglie elettorali, anch’esso si rende conto che l’elezione a sindaco non è un traguardo raggiunto ma un punto di partenza e che deve essere messa da parte ogni arroganza per cercare di trovare le soluzioni più idonee ai gravi problemi di questa città: dall’ambiente al lavoro, dai servizi sociali alla sanità.

A lui, certamente, il compito di governare secondo il programma presentato e scelto dalla maggioranza dei cittadini ma anche quello di contemperare le esigenze e i richiami di tutti.

PER MOLTI MA NON PER TUTTI

IMG-20150618-WA0004Il clima che si respirava ieri era, per tutti o quasi, di un rinnovato entusiasmo, al di là delle dichiarazioni sulle ricette da adottare per questa città (che qualcuno deve forse ancora affinare), ma nel sentimento che animava molti, alla prima esperienza, di voler effettivamente dare un contributo di crescita.

Tranne per qualcuno ovviamente che, come Freno, se l’è presa con una parte degli elettori, non considerando che le elezioni sono finite e che ciascuno è artefice delle proprie scelte, del proprio modo di condurre la campagna elettorale ma, anche, del modo con il quale si affrontano le questioni.

Adesso, però, è tutto finito: si apre una stagione nuova che manda in soffitta accordi elettorali, intese trasversali, inciuci e trabocchetti bocciati dagli elettori (1450 voti in cinque gruppi, di fatto cancellano il PD), le beghe ed ogni altra vecchia ed equivoca questione. Certo, resta (per tutti) l’amarezza di quel 30% di elettori chesono rimasti a casa.

COL PIEDE SBAGLIATO

Foto-Avv.-FrenoA parte la solita furbata  sull’elezione del Presidente del Consiglio su cui si può pure soprassedere, la vera nota stonata, gli uomini del gruppo “Bene Comune” la forniscono sulle Commissioni Consiliari, esprimendo la volontà di esercitare un ruolo “maggioritario” di una minoranza che continuando di questo passo diventerà “bene protetto” perchè in via d’estinzione.

Come pochi sanno, infatti, le commissioni consiliari non sono strumenti di potere, né occulto né palese, ma costituiscono organismi strumentali al consiglio comunale: ne agevolano e snelliscono i lavori, specie su temi che diversamente inchioderebbero l’Assise in lunghe ed estenuanti letture di atti. E proprio per questo la loro composizione deve “fotografare” la composizione del Consiglio, per evitare che le stesse discussioni debbano essere riprodotte in Aula.

Lo dice una costante giurisprudenza ed una lunga serie di pareri espressi dal Ministero dell’Interno che – aggiunge – gli statuti ed i regolamenti che non prevedano una siffatta composizione devono essere disattesi e modificati, perchè ove la maggioranza facesse una lista “civetta” per occupare posti in commissione, verrebbe meno il contributo dell’autentica minoranza.

CONVERTITEVI, NULLA E’ PERDUTO

Se questo è il primo passo, molti elettori di “Bene Comune” penseranno di essere stati gabbati dai loro stessi rappresentanti eletti che, mentre si aspettavano dichiarazioni al vetriolo da Messina, dalla sua maggioranza e dalla minoranza dei “Cittadini Responsabili”, si sono ritrovati a dover fare i conti con i propri rappresentanti, cui ancora nessuno ha detto che le elezioni le hanno perse e che c’è un principio di legalità cui nessuno più potrà derogare.

Le elezioni – volute e pretese – dal gruppo “Bene Comune” hanno, dunque, dato l’esito come per legge, indicando nelle tre Commissioni Consiliari un componente per ciascun gruppo della minoranza e tre della maggioranza.

Una gaffe, un incidente di percorso rispetto al quale, “Bene Comune”, i consiglieri Freno, Idone e Bellantone potranno riprendersi già al prossimo Consiglio, dimotrando maturità e voglia di dialogo per raggiungere quel «bene comune» che la città si aspetta ma che nella prima uscita è rimasto solo ancorato al nome.

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