IL SINDACO TRASFORMA IN UNA SPY-STORY LA VICENDA COL PREFETTO

L’Irascibile sindaco La Valle

“Non ho mai incontrato il Prefetto sulla questione del Parco dei falchi”. Con questa perentoria affermazione, Rocco La Valle, ha tinto di giallo una vicenda che fino ad un minuto prima aveva mantenuto il perimetro di un contenzioso amministrativo, imponendo che ora si vada sino in fondo ad una storia che La Valle ha complicato maledettamente e che rischia di avere conseguenze inaspettate.

L’intervento di La Valle, che invitiamo a leggere integralmente, non può che imbarazzare lo stesso Prefetto, perché lo sottrae al contenzioso amministrativo (tale è un ricorso sebbene al Capo dello Stato) e lo trascina sul campo dello scontro politico.

La minoranza si era limitata a considerare “debole”, sul piano della motivazione, il parere del prefetto ed aveva annunciato ricorso Straordinario al Capo dello Stato, oltre ad una interrogazione parlamentare per difendere i valori della democrazia.

A quelle affermazioni ha tuonato un Rocco La Valle furibondo, “intimando” che il Prefetto non si tocca e arrivando a minacciare di chiamare a raccolta la città per difendere l’istituzione prefettizia. E se ora, alla luce delle affermazioni di La Valle, fosse la minoranza a chiamare a raccolta la città? (La Valle dovrebbe sapere, per senso di responsabilità istituzionale, che non si gioca con le piazze).

Una reazione spropositata e violenta, quella di La Valle, come ormai ci ha tristemente abituato: è successo nei confronti del consigliere Morgante; è successo nei confronti di alcuni cittadini di Acciarello che lamentavano la fogna sotto il naso, segno che l’insofferenza nel ruolo ha superato i livelli di guardia.

Questa volta, però, c’è di più, perché questa reazione dimostra come sia stato toccato un nervo scoperto che potrebbe far emergere una serie di rapporti di cui lo stesso La Valle non ha mai fatto mistero, a volte annunciandolo persino in consiglio comunale (stiamo lavorando con istituzioni importanti ecc).

Così, per rimediare ad un pasticcio, per coprire un buco, La Valle si è fatto trascinare dalla foga ed ha aperto una voragine, arrivando persino a smentire lo stesso Prefetto ed a dimostrare, egli stesso, come dietro questo provvedimento ci sia ben altro.

La Valle, quindi, non ha mai incontrato il Prefetto sul tema del Parco dei Falchi e, quindi, a quali “argomentazioni fornite dal Sindaco” fa riferimento il Prefetto?

La Valle afferma di avere solo consegnato una lettera, datata 24 aplile , al dott. Gullotti, dell’Ufficio di Gabinetto della Prefettura. Ma tale lettera non era conducente rispetto alle richieste della minoranza, era stata redatta ben prima del Consiglio Comunale e, dunque, non poteva e non può rappresentare quelle “argomentazioni fornite dal Sindaco” di cui parla il prefetto.

Altra anomalia: è il Presidente del Consiglio Comunale che per legge, statuto e regolamento è il titolare della rappresentanza  e della direzione dei lavori del Consiglio comunale e, dunque, perchè mai il Prefetto ha ritenuto di dover anche semplicemente citare le argomentazioni del sindaco che in merito non ha nessuna competenza?

Queste due semplici considerazioni, comunque la pensi La Valle, rendono la nota del prefetto viziata irrimediabilmente da un punto di vista giuridico, solo che prima delle estemporanee uscite del sindaco la questione poteva risolversi in un normale e civile contenzioso ma ora rischia di ampliare lo spettro oltre ogni immaginazione per puntare diritto verso una richiesta di attività ispettiva da parte del Ministero dell’Interno.

Un pasticciaccio brutto, insomma, nel quale La Valle ha pensato di “buttarla in caciara”, ritenendo di poter imporre la legge di chi si sente il più forte. Roba da barbarie giuridica, da dittatura sudamericana, da leader coreano.

Invece l’aspetto giuridico della vicenda rimane al centro della questione, perché appartiene alla civiltà democratica garantire il rispetto delle minoranze e il loro diritto di vedere trattati gli argomenti richiesti.

Viceversa, il Prefetto ha ritenuto, in contrasto con la giurisprudenza e con i pareri del ministero dell’interno,  che il diritto delle minoranze si esaurisse solo su un piano formale con la convocazione del consiglio comunale, come se il diritto allo studio si concretizzasse nel diritto ad accedere all’istituto scolastico e non anche all’apprendimento o il diritto alla salute nella facoltà di accedere in ospedale ma non anche nel diritto di essere curati. E ove anche così fosse, egli aveva l’obbligo di rispondere e di argomentare sull’articolata richiesta della minoranza richiesta della minoranza,

Roba da accapponare la pelle e che denuncia una generale deriva dei valori civili e dei principi democratici.

L’altra notizia è lo strano “affratellamento” tra La Valle, che ne ha ragioni ed interessi ed il Consigliere SORRENTI, del Gruppo Misto e che ha sentito il bisogno di predere le distanze dal suo collega di gruppo, Morgante, poiché – afferma Sorrenti – quell’intervento conterrebbe un attacco durissimo contro una istituzione della Repubblica.

Il Presidente Napolitano

A parte che anche il Capo dello Stato è una Istituzione della Repubblica, anzi è la prima ed è pure garante della Costituzione, l’affermazione di Sorrenti merita ogni opportuno approfondimento, perchè siamo convinti che il Movimento Democratico – di cui Sorrenti è espressione, intende continuare a fregiarsi dell’aggettivo. E non solo, visto che il 29 marzo, quindi non un secolo fa, per una vicenda identica precisa, il Consigliere Sorrenti dichiarava che “il prefetto (all’epoca VARRATTA) aveva negato la stessa esistenza della democrazia”, invitando tutte le forze autenticamente  democratiche a reagire.

Il dato non è relegabile a mera satira politica, proprio per la corrispondenza dei modi e dei tempi con cui Sorrenti ha deciso questa collocazione tematica sulla stessa scialuppa del Sindaco La Valle.

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