Forse per questo viene difficile cogliere l’invito del Procuratore Cafiero De Raho

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Prendiamone atto: la stampa, (salvo rare eccezioni), non è interessata ad informare, quando l’informazione riguarda fatti che potrebbero “disturbare” il “manovratore” o il “principe”, a meno che l’informazione non sia funzionale ad uno dei due, o ad entrambi.

Cosicché abbiamo saputo di manifestazioni di protesta di “lavoratori” preoccupati per l’apertura, presso il centro commerciale “Perla dello Stretto”, del supermercato “Auchan” ma nulla sul “verminaio” scoperchiato da una “incidentale” ordinanza comunale che cerifica come quella grande struttura di vendita non ha mai ottenuto l’agibilità e, dunque, non poteva essere autorizzata e, sempre per via incidentale, che l’operazione “perla dello stretto” avvenne sotto la regia di una delle famiglie di ndrangheta più potenti.

Che strano. Eppure quella struttura ottenne, dalla Regione Calabria, anche i finanziamenti per la formazione del personale, segno che tutti i documenti erano in regola,il paesino divenne città con D.P.R. e la città divenne turistica, cosicchè la domenica….porte aperte.

Magari dai giornali avremmo potuto sapere il nome dell’assessore alla formazione professionale dell’epoca, l’azienda o l’associazione che di quella formazione si occupó. No, non lo sapremo, così come non sapremo se già all’epoca la magistratura si occupò della vicenda o meno, giusto per capire quanto vaste furono le distrazioni che consentirono tutto questo.

No, meglio di no, perché la melma, il tanfo, il letamaio che potrebbe fuoriuscire sarebbe impossibile da contenere e bonificare e ci si potrebbe accorgere che ben altri commissariamenti dovrebbero affiancare quelli comunali che spesso, più che produrli, certi fatti li subiscono.

Parliamoci chiaro: pure Cesare Ragazzi che in testa aveva un’idea meravigliosa, ha finito per dover portare i libri in tribunale. E allora non si capisce come certe fortune, in testa a personaggi che idee non ne hanno mai avute, siano state costruite vorticosamente in pochissimi anni senza mai attirare l’attenzione di certi organi inquirenti. In alcune aree territoriali, addirittura, sono decenni che non si registra nemmeno un “errore giudiziario” che riguardi la politica o qualche meteora dell’imprenditoria.

Ecco, signor Procuratore De Raho, lo capisce perché, probabilmente, al cittadino medio viene difficile cogliere il suo invito a collaborare con le Istituzioni?

Insomma, la dimostrazione del perché alcuni giornalisti coraggiosi sono stati “espulsi” dal sistema Calabria, anzi dal “modello reggio” è più che evidente. E questo è segno di una barbarie di fronte alla quale la cosiddetta “societá civile” si é dissolta.

Allora basta con la menata che per la grande maggioranza dei Calabresi la legalità è una priorità. Non perché questo sia falso in assoluto ma perché alle priorità, generalmente, si risponde dedicando una parte importante del tempo: un esercizio costante, metodico e quotidiano, uguale e contrario a quello posto in essere dal “sistema” degli affaristi, dei collusi e dei mafiosi, la cui priorità, ogni mattina, è quella di eliminare ogni ostacolo si frapponga ai loro traffici.

Ogni speranza di “duratura rinascita” non può che fare affidamento sul ripristino del principio di legalità a “metodo di governo”, scriveva Piero Calamandrei nel suo “Non c’è libertà senza legalità”. A noi tutti la scelta se rinunciare o meno alla libertà, sapendo che la battaglia per la riaffermazione delle regole non conosce la “pausa pranzo o cena” e che una scelta del genere impone di mettere da parte le sfumature, le simpatie, i distinguo.

21 luglio 2013

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