ELEZIONI: DI BARI IN COMMISSIONE ANTIMAFIA, AUDIZIONE SEGRETATA!

Secondo il Prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, in 3 dei 77 Comuni chiamati al voto il prossimo 11 giugno «i singoli candidati hanno condizioni di candidabilità ed eleggibilità ma quasi tutti sono collegati con soggetti che hanno ‘controindicazioni’, o direttamente o indirettamente». Questo è quanto lasciato trapelare subito dopo l’audizione del funzionario del Ministero dell’Interno in Commissione Parlamentare Antimafia.

Qui però si attaglia una questione assai importante, perché questa è l’unica notizia trapelata dopo l’audizione dello stesso Prefetto, che è stata segretata dalla Commissione Parlamentare per la cui audizione aveva convocato il Prefetto per «un approfondimento da parte della Commissione sulla situazione della criminalità organizzata, sulle candidature agli organi elettivi e sulla campagna elettorale nei comuni di Bovalino, Bagnara Calabra e Campo Calabro (RC), in vista delle consultazioni elettorali del prossimo 11 giugno 2017». 

Letta così sembrerebbe che l’audizione sia stata disposta solo per i Comuni di Bagnara Calabra, Bovalino e Campo Calabro, ma a nessun attento osservatore è sfuggito che, secondo quanto riporta la stampa, il Prefetto potrebbe avere fatto dichiarazioni in merito ad una seduta della Commissione Antimafia che risulta Segretata, violando gli obblighi di riservatezza. Ed è ovvio che così non è e non può essere.

COSA NASCONDONO QUEI VERBALI

Chi va oltre la superficie, però, non può fare a meno di andare oltre le citazioni riportate dalla stampa e giungere alla conclusione che il Prefetto ha solo detto quel che poteva dire. E cioè, riportare le risultanze di “indagini conoscitive” svolte, allo stato, dagli organi prefettizi, sulle candidature. Evidente, quindi, che la parte segretata, sulla quale il Prefetto ha glissato, riguarda i restanti 18 Comuni al voto, dei quali 17 impegnati per la naturale scadenza del mandato e uno, Villa San Giovanni, unico proveniente da uno scioglimento per dimissioni volontarie dei consiglieri.

Scioglimento, ricorderanno tutti, rocambolesco. Giunto dopo tre deliberazioni illegittime del Consiglio Comunale e in tutta fretta, per scongiurare quello che in molti si sarebbero aspettati, non tanto dopo la “sentenza sul demanio” quanto per i provvedimenti assunti dalla Procura per la questione “Perla” e per le successive operazioni “Sansone 1 e 2”, che hanno prodotto un nuovo collaboratore di giustizia che sembra saperne veramente molto delle questioni che riguardano il Comune villese.

Dunque, piuttosto che sentirsi assolti dalle dichiarazioni del Prefetto Di Bari, sarebbe opportuno che chiunque abbia avuto rapporti con le due amministrazioni precedenti (La Valle e Messina), facesse bene a esprimere valutazioni più caute, in attesa che il Ministro dell’Interno e la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, assumano i provvedimenti del caso. Auspicabilmente prima che si consumi questa tornata elettorale.

FALCOMATA’ NEL MIRINO?

Secondo il codice, un fatto può essere desunto quando gli indizi sono gravi, precisi e concordanti tra loro. Ebbene analizziamoli questi fatti.

E’ di lunedì scorso la nomina della Segreteria Nazionale del PD dove, a sorpresa, Matteo Renzi ha nominato l’assessora al Comune di Reggio Calabria, Angela Marcianò, lasciando a bocca asciutta l’astro nascente Giuseppe, detto “Peppe”, Falcomatà ma confermando il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, altro astro nascente del Partito di Renzi.

Un incidente, forse! Se non fosse che Angela Marcianò, apprezzatissima assessora al Comune di Reggio Calabria, oltre a non risultare tesserata al PD, ha rischiato di rimanere fuori dalla Giunta di “Peppe”, poi tornato sui sui passi per la “insurrezione” provocata, dentro e fuori dalla politica, all’ipotesi che la Marcianò, già oggetto di attenzioni da parte della criminalità, potesse rimanere fuori dopo sacrifici e il tanto lavoro di pulizia svolto in questi anni.

Una nomina, dunque, che lascia l’amaro in bocca al primo sindaco della città Metropolitana ma che potrebbe indicare ben altro.

UN, DUE, TRE, ALFANO

In soli tre giorni, l’ex Premier, oggi rinnovato Segretario del PD, ha effettuato una scelta importante e coraggiosa, trovando l’intesa con FI, M5S e Lega Nord sulla tanto attesa legge elettorale e sull’ormai imminente data per il rinnovo del Parlamento.

Renzi, però, ha anche dato il benservito ad Alternativa Popolare, stabilendo uno sbarramento per i partiti che non riusciranno a superare il 5% e lasciando privo di qualsiasi copertura il suo alleato di Governo, Alfano, che spiazzato da tanto attivismo – dopo avere cercato di trovare approdo con Berlusconi – ha farfugliato qualcosa contro Renzi.

Così il buon Giuseppe Falcomatà, per gli amici “Peppe”, ha incassato un secondo colpo mortale in sole 24 ore, per via di un accordo preelettorale stipulato con i maggiorenti del partito di Alfano, in vista del Rinnovo del Consiglio Comunale di Villa San Giovanni.

NATALE IN CASA CUPIELLO

Per chi non lo sapesse, La Valle e Siclari appartengono allo stesso partito politico, Alternativa Popolare, e le decisioni sulla composizione delle liste sono avvenuta in casa del senatore D’Ascola, che per quel partito occupa l’importante postazione di Presidente della Commissione Giustizia.

Siclari è stato dunque indicato a ricoprire l’importante poltrona di “aspirante” candidato sindaco per AP, con la  “garanzia” agli alleati che in caso di elezione non ci sarebbe stato alcun contraccolpo a causa della sospensione che ha investito lo stesso Siclari dopo la “sentenza demanio marittimo”.

Il “Gruppo La Valle” ha, invece, optato per la lista del Partito Democratico, facendo rivoltare in molti nella tomba ma senza provocare alcun provvedimento nel suo partito di appartenenza che, molto ragionevolmente, avrebbe dovuto, se non espellerlo quanto meno sospenderlo.

Quello che molti non sanno, invece, è che per questa tornata elettorale la provincia reggina è stata suddivisa in aree di “influenza”, ciascuna assegnata a “maggiorenti” del partito: Villa San Giovanni è stata affidata a Giuseppe Neri, nipote del sen. Vincelli, Consigliere Regionale PD e cognato di D’Ascola, anch’esso residente nella stessa villetta che fu del compianto senatore DC.

Insomma, nella stessa famiglia e nella stessa casa, sarebbero state “partorite” le liste che si contendono (insieme ad altre) l’elezione del sindaco a Villa San Giovanni. E c’è chi sospetta che l’inevitabile cortocircuito abbia fatto trovare alle due liste in competizione un punto di contatto.

Come dire: facciamo la lista che vince e la lista che perde! con buona pace degli elettori.

01/06/2017

di antonio morabito

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