CASO VILLA: UNA CITTA’ TRADITA CHE ORA SCOPRE IL GRANDE INGANNO

I mal di pancia sono tipici delle sconfitte! Come quelli seguiti alla sentenza con la quale, il TAR di Reggio Calabria, ha affermato che Giovanni Siclari, pur essendo candidabile ed eleggibile, non avrebbe potuto sin da subito svolgere alcuna funzione dalla legge attribuita al sindaco. E annullando non solo gli atti firmati dallo stesso Siclari ma anche la convocazione della prima seduta del consiglio comunale.

Quanti, in prima battuta, avevano anticipato per tempo le “tesi giuridiche” poi adottate dal TAR e contenute in sentenza, non hanno gioito. Hanno espresso l’amara ma necesaria soddisfazione per aver visto condivisi dei principi legalitari che rinsaldano in loro la convinzione che – nonostante il pessimismo che ci circonda – ci sia ancora la speranza di poter costruire un mondo migliore.

E c’è una bella differenza, di forma e di sostanza, tra quanto detto prima del voto dai “denigratori di professione” e quanto affermato oggi, alla luce di una sentenza che riconduce a quel principio di legalità che gli ingannatori abituali, professionali o per tendenza hanno provato a calpestare. Calpestando anche questa città e la sua storia.

GRANDI INGANNI, GRANDI BUGIE

“Grande soddisfazione” – riportava la stampa – quella espressa dall’assessore esterno Domenico D’Agostino: “Con ben due note il Prefetto di Bari ha chiarito senza ombra di dubbio, la piena legittimità e legittimazione di poteri in capo all’Amministrazione in carica che potrà proseguire il percorso intrapreso fino alla naturale scadenza del mandato elettorale”.

Una tiritera che aveva persino rischiato di trascinare nel fango il Ministro dei Rapporti con il Parlamento che, rispondendo ad una interrogazione, aveva dichiarato la legittimità degli atti prodotti dal Prefetto di Reggio Calabria, aggiungendo però (lei che da  magistrato il diritto lo mastica), che preso comunque atto della gravità della situazione, assicurava la massima vigilanza e si rimetteva agli eventuali ricorsi . Un poco più cauto, invece, il Ministro degli Interni, Marco Minniti che all’interrogazione più corposa e dettagliata, presentata dal Sen. Molinari, non ha ancora risposto.

Il 14 giugno 2017, invece, era lo stesso aspirante sindaco, Giovanni Siclari, ad affermare (per l’ennesima volta: la mia sospensione è di sette o otto mesi. Dopo questo periodo, tornerò a fare il sindaco di Villa per 4 anni e mezzo”. In questo smentito pochi giorni dopo dal Segretario Comunale, il quale – aderendo alla suggestiva tesi del Prefetto – affermava che la sospensione incassata da Siclari nel novembre 2016 si era interrotta il 23 dicembre ed era nuovamente decorsa il 14 giugno 2017. Sicchè i mesi da scontare non erano più i 7/8 (ammesso che tanti fossero) ma altri 17 mesi.

LO HA DETTO LA TELEVISIONE

Il 26 aprile 2017, il Presidente della Commissione Giustizia del Senato (mi prostro, mi genufeletto), comunicava “urbi et orbi” che Alternativa Popolare, il Partito di Alfano, aveva deciso: concorrente alla carica di primo cittadino al comune di Villa San Giovanni, sarebbe stato Giovanni Siclari.

Il 15 giugno, invece, era lo stesso Giovanni Siclari, eletto con un inganno e espressione di una minoranza di elettori, a dichiarare che: “anche la Prefettura ha accettato la proclamazione” – e ancora – “l’Avvocato generale dello Stato, Massimo Massella, secondo cui è pacifico che la condanna non definitiva non costituisca causa di incandidabilità e lascia la possibilità di nominare la giunta”. Dimenticando di aggiungere che questo parere era stato reso per un Presidente di Giunta Regionale, cui siapplica il Capo III della stessa legge, non il IV.

UNA BATTAGLIA DI CIVILTA’

Posto che ormai è lampante l’inganno elettorale perpetrato contro questa città, ritenendo di interpretare il sentimento di quel quasi 70% cui non la si fà, le parti politiche hanno ritenuto di dover percorrere le (prime) tappe giudiziarie che portano dritte dritte verso il ripristino dello Stato di diritto. Senza proclami, senza boati.

Una battaglia che le opposizioni, tutte le opposizioni, in Consiglio Comunale (ma c’è ancora?) e fuori, hanno continuato a fare nell’interesse della città, su quell’opera prima e indispensabile per ridare una speranza “verde” ed una prospettiva di sviluppo. Non per interessi personali, familiari, di azienda o finta associazione.

Una battaglia che la maggioranza (minoritaria) uscita dalle urne, con pervicacia ha tentato di fermare, quasi riuscendo a restituire allo Stato quegli 11 milioni di euro che sono e devono restare, e resteranno, in questa città per difendere quell’Area di Sosta che i “soliti noti” avevano stabilito di non far realizzare.

Se ne faccia una ragione il giovinetto Siclari che già in passato era stato avvisato e che adesso rischia di rimanere solo a ragliare alla luna. E di perdere l’ultimo treno per il futuro.

07/10/2017

antonio morabito

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