NON HO CONOSCIUTO BORBONI E NON MI SONO SOTTOMESSO A GARIBALDI

Mi hanno insegnato, prima a scuola poi all’Università della Vita, che le “Istituzioni” sono il prodotto del modello organizzativo che un Paese si è dato nell’Atto Costitutivo.

Ma una cosa sono le Istituzioni – che possono essere contestate ma col rispetto dovuto all’Atto da cui esse promanano – altro sono i rappresentanti delle Istituzioni che, proprio in forza di una grammatica appropriata, smettono di essere tali quando sono loro stessi a non rispettarle quelle Istituzioni.

Proverò ad essere ancora più chiaro: essendo le Istituzioni figlie di quell’Atto Costitutivo che ne stabilisce i modi ed i limiti, chi viene chiamato a interpretare quello spirito, lo deve – a sua volta – fare in un certo modo ed entro certi limiti.

Quando modi e limiti debordano nel libero arbitrio o, peggio, nell’indifferenza, si è messa a rischio la credibilità dell’Istituzione che si era chiamati a rappresentare e, quasi fosse un automatismo, si svuota di contenuti la rappresentanza istituzionale e inevitabilmente cessa il rispetto dovuto, che in una civiltà democratica è il fulcro del funzionamento di tutti i settori della vita pubblica e privata.

Mi consenta, dott. Iorio, di dirle con estrema sincerità e nel giorno in cui altre testate giornalistiche la celebrano, di dire che lei ha ampiamente debordato i modi e superato i limiti entro i quali era chiamato a rappresentare le Istituzioni. I confini entro i quali il Governo che lei oggi rappresenta, in questo Lembo di Patria, l’aveva inviata non solo per garantire il funzionamento degli organi ma soprattutto per garantire l’applicazione “uniforme” dell’ordinamento.

Ometto di citare le tante domande senza risposta – non che lei non ha saputo dare – che LEI NON HA VOLUTO DARE sulla questione dell’acqua, su quel contratto che NON SI E’ VOLUTO LEGGERE; così come ometto di contestarle che lei ha negato lo stesso atto che ha portato alla sua nomina, mantenendo in vita delle delibere che hanno portato allo scioglimento del Consiglio Comunale, della Giunta e del Sindaco. Perché lei sa bene che Sindaco, Giunta e Consiglieri non si sono affatto dimessi ma – per evidente incapacità – hanno adottato tre deliberazioni in assenza del numero legale.

Io tutto questo non glielo contesto, perché ci saranno altre sedi ed altri luoghi in cui queste questioni possono essere regolate!

Io, invece, in questa sede le contesto un fatto che ai più apparirà irrilevante ma che proietta un’ombra cupa, una macchia indelebile sul ruolo da lei svolto – poco e male – in questa sede: lei ha frantumato la democrazia e le sue leggi e ne ha negato l’esistenza. In buona sostanza lei ha negato la sua stessa nomina, e funzione, quella dell’istituzione da cui proviene e, a ritroso, fino a quella Costituzione cui lei ha giurato fedeltà. E sta diventando un’abitudine, un malvezzo che prima ha riguardato Reggio Calabria, ora Villa San Giovanni.

Io vengo da un Paese diverso dal suo, non ho conosciuto Borboni e non mi sono sottomesso a Garibaldi; ho frequentato palestre diverse, dove i diritti erano diritti ed i doveri erano tali, in un equilibrio perfetto.

Altri, forse, confondono le Istituzioni con gli uomini che le rappresentano. Io certamente no!

Senza alcun deferente saluto.

25/03/2017

antonio morabito

error: Content is protected !!
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: